“Il recupero integrato del centro storico del comune di Belvì”

Questo progetto, sotto forma di programma integrato d’area, redatto nel 1989, è stato, e lo è ancora oggi, la pietra miliare della valorizzazione dei centri storici di ogni paese in Italia e nel mondo.Agli studenti universitari della facoltà di economia di Cagliari è stato presentato come modello di sviluppo delle zone interne e come strumento per evitare lo spopolamento.In molti ne hanno reclamato la paternità, ma il vero primo progetto è questo, e con dispiacere debbo sottolineare come non sia ancora stato realizzato nell’ottica con la quale era stato pensato e scritto.

Introduzione

Per chi transita a Belvi piccolo paese alle pendici del Gennargentu, in Barbagia, l’impressione é quella di uno dei tanti paesi interni in lenta agonia.

Molte delle vecchie case sono abbandonate; le nuove contendono alle prime, sovrastandole, gli spazi alti e i vicoli, mostrando il segno di un opera incompiuta. La maggior parte delle nuove costruzioni é infatti senza intonaco e si evidenziano le file regolari di blocchetti grigi o di laterizi rosso-cotto che, con l’aggiunta dei tetti in eternit, richiamano un senso di laconico abbandono.

Si attraversano strade quasi deserte, tranne che nelle ore serali; gli abitanti sono in prevalenza anziani, le donne superano di gran lunga gli uomini. Pochi i giovani. Quasi scomparsi i bambini. I pensionati intrecciano ripetitivi discorsi nelle tre panchine in ferro lungo la strada davanti al bar.

Belvì, da un recente studio d’area viene classificato tra i paesi denominati “a gambero”, cioé tra quelli in involuzione sia sociale che economica. E l’affermazione é molto vicina alla realtà anche perché il quel territorio sono sempre mancati i presupposti di uno sviluppo economico serio.

E’ stato certamente assente un disegno progettuale “diffuso” ad abbracciare l’intero territorio, a costruire una possibilità di rinascita, ad offrire una possibilità di lavoro e reddito a tutti gli abitanti del paese.

Eppure esistono spunti e motivi per avviare uno sviluppo reale e durevole.

Un’antica cultura, una tradizione fiera e nobile, una natura ed un ambiente ancora incontaminato , sono questi i nascosti tesori che il tempo non ha intaccato.

Boschi ancora vergini coperti da innumerevoli varietà di piante e di arbusti, si vestono a seconda della stagione di fioriture dai colori caldi e teneri. I disusi sentieri che li attraversano silenziosi, opera di un antico sudato calpestio, vengono lentamente inghiottiti dalla vegetazione che in loro si riversa. Qua e là dimenticate le domus de janas (la case delle fate), le vecchie fornaci per la calce , sorgenti di acqua freschissima e di gusto finissimo, improvvise ed inattese, attendono improbabili viandanti.

Nell’abitato i muri in scisto, le piccole finestre, gli intonaci esterni con strati di colore sovrapposti, i ballatoi in legno, i balconcini in cemento o in ferro battuto, come le ringhiere e le grate alle finestre, testimoniano una tradizione e una cultura di notevole spessore.

La gente é aperta ed ospitale e non ha “smesso” la sua storia, storia che si tramanda nelle lunghe sere d’inverno davanti ai caminetti accesi.

Molte anziane donne vestono abitualmente il tipico costume : si possono incontrare sedute sull’uscio della casa ad “aspettare il tempo”.

Ma su queste elementari “osservazioni” é possibile ipotizzare un ben definito progetto di rilancio del paese?

La risposta é affermativa se si pensa ad un intervento, che si configura come un recupero integrato, nel quale la salvaguardia e la valorizzazione delle bellezze naturali, il rinnovarsi delle tradizioni, dell’arte e della cultura, lo stimolo allo sviluppo economico, attraverso l’incentivazione della piccola impresa e l’orientarsi verso una utilizzazione in senso turistico delle risorse, non é una scelta casuale e rappresenta solo l’aspetto più esteriore di una metodologia di intervento che ha oramai ben salde radici.

Si può immaginare un vecchio-nuovo paese rigenerato in ogni sua componente, aperto e disponibile ad offrirsi ad una utenza prevalentemente, ma non solo, turistica di medio-alto livello, utenza attenta a quei valori culturali, storici ed ambientali che vengono riproposti, intenzionata a viverli per come, con immediatezza e naturalezza il paese stesso, il suo territorio e la sua gente, li propone : questo é l’obiettivo generale di un intervento che può essere capace di restituire dignità di vita e certezza di futuro a tutti gli abitanti della zona.

Vengono in mente, e si intendono opportunamente richiamare, alcune considerazioni presenti in un documento del Ministero per l’Intervento Straordinario nel Mezzogiorno a proposito di una ipotesi di sviluppo turistico nel sud dell’Italia.

“Il turismo rappresenta un settore di estrema importanza e di grande dinamicità nel contesto economico nazionale (ed é destinato a crescere in modo costante sino a costituire negli anni 2000 il fenomeno più rilevante sotto il profilo degli scambi commerciali e dei trasporti). Eppure ancore oggi il problema della sua valorizzazione viene posto in modo frammentario ed ambiguo, le risorse economiche dedicate sono inadeguate e manca un disegno progettuale a largo respiro in grado di far sviluppare in modo equilibrato un’attività che si pone come risorsa essenziale per lo sviluppo del paese ed in specifico del Mezzogiorno, dove in questo ultimo decennio é venuta crescendo la domanda anche in relazione alle non ancora disastrate condizioni ambientali.

Non v’é dubbio che il complesso di attività economiche che va sotto il nome di turismo sia un processo di irrinunciabile importanza strategica al quale sino ad oggi il Sud ha partecipato solo con una quota bassa (un quarto rispetto al complessivo) ed ancor meno se si fa riferimento al turista straniero ( 14-15% ).

La valorizzazione di questo comparto, che ha elevata capacità di generare reddito ed occupazione diretta ed indotta, assume un ruolo chiave nel disegno generale di sviluppo del Sud , ruolo che non può essere più rimandato pena il rischio di un dirottarsi verso altre nazioni dei flussi turistici.

Il comparto turistico essendo poi legato a risorse ambientali, sociali e culturali che sono soggette ad un progressivo degrado, mentre il suo livello di godimento é strettamente connesso con le strutture ricettive e le infrastrutture che ne costituiscono l’elemento di intermediazione per la fruizione, risulta essere spesso compromesso dalle conseguenze negative derivanti da un uso scorretto ed irrazionale delle risorse cui attinge.

Si individuano due linee di intervento la prima delle quali si rivolge alla salvaguardia delle risorse (“Progetto ambiente”) e la seconda che si indirizza alla valorizzazione turistica dei territori del Sud – in specie quelli interni – attraverso la qualificazione dell’offerta turistica che trova i suoi capisaldi nell’introduzione di modelli di turismo innovativo (agriturismo, turismo culturale) anche in termini di reale interconnessione tra risorse ambientali e socio-culturali, infrastrutture propriamente turistiche ed infrastrutture a supporto, e nell’adozione di strumenti più idonei (formazione manageriale, informatizzazione dei servizi, collegamento con realtà turistiche consolidate, promozione di livello internazionale).

Lo scopo dell’azione deve esser quello di favorire la maggiore integrazione possibile tra il patrimonio “ricettivo” e tutta la serie di servizi necessari a rendere attraente il soggiorno degli ospiti, incentivando peraltro nuove occasioni di richiamo con la creazione di “servizi specializzati” (centri salute, centri congressi, parchi naturali, itinerari ecologici).”

In sintonia con tali indirizzi ministeriali ed in considerazione delle similari posizioni della Regione Sarda si é redatto uno studio – che oramai data tre anni – di un progetto integrato turistico che ha assunto la denominazione di “Progetto Belvì” o più estesamente di “Recupero integrato del centro storico del Comune di Belvì”, e che viene estesamente presentato nei paragrafi successivi.

Parte prima : i quadri di riferimento

Fisionomia dell’intervento del recupero integrato

Le caratteristiche del territorio del comune di Belvì

La vallata di Belvì (condivisa con i comuni di Aritzo, Desulo e Tonara), che si estende con direzione sud-nord alle pendici del lato occidentale del massiccio del Gennargentu tra i 700 ed i 550 metri di altitudine dà l’impressione di un “tuffo nel verde” a chi la osserva dalla cantoniera di Cossatzu, vero e proprio valico di accesso alla valle dopo aver superato le cime brulle dei monti.

Flora e fauna peculiari – prevalenza di boschi di castagno inframezzati da noccioleti e contornati da boschi di sugherete, quercie e lecci – disegnano paesaggi, incorniciano angoli nascosti ed altre incomparabili bellezze naturali che difficilmente si possono riscontrare in altre zone dell’isola.

Aria salubre, clima mite, acqua sorgiva con ottime caratteristiche organolettiche, la vallata ben si presta ad uno stile di vita completamente diverso da quello cittadino.

Già dopo pochi passi nel territorio si avverte il cambio di ritmo biologico : la fretta ansiosa viene sostituita da una naturale e riflessiva calma. E l’effetto benefico di questo passaggio si percepisce con immediatezza.

La gente dei luoghi é generalmente allegra e, come tutti i barbaricini, ospitale.

Ogni attività ricreativa (tutte le sportive comprese), come pure quelle di reintegro psico-fisico, trovano nella zona localizzazione ideale.

A Belvì si vive e si può vivere “bene”.

A Belvì si può decidere di costruire un proprio rifugio da utilizzare come luogo di “ricostruzione delle scorte di energia” o dove trascorrere “in armonia” l’ultima parte della propria vita.

Le caratteristiche socio-economiche

Già dal XV secolo sotto la dominazione spagnola il territorio della Barbagia di Belvì era considerato improduttivo a tal punto che era stata al paese concessa una “autonomia” amministrativa e politica in modo da evitare di dover continuamente provvedere, con oneri a carico del regno di Spagna, alle esigenze della popolazione.

A far data da allora si sono succeduti secoli di incuria e di assenza da parte dei poteri centrali, quali che fossero, anche in termini di un qualsiasi sviluppo economico.

La presenza per un decennio dell’imponente cantiere dell’impresa che costruì la galleria (un chilometro circa) della ferrovia che collega Cagliari a Sorgono (1870-1889), ferrovia utilizzata dai piemontesi per il trasporto del legname ricavato dall’abbattimento delle foreste della zona (ed ecco perché oggi le cime delle montagne sono così brulle) é stata solo un episodio mai ripetutosi che non ha prodotto un cambiamento deciso di mentalità.

Negli ultimi 50 anni lo Stato ha continuato nella politica di emarginazione economica limitandosi a indispensabili interventi nel versante delle opere pubbliche (acquedotti, fognature, strade, scuole).

Il territorio già storicamente depauperato ha subito nel periodo del boom economico della nazione intorno agli anni ’60 una forte emigrazione verso il nord. Le forze valide hanno abbandonato il paese che si è avviato, come tutti gli altri della zona, ad una lenta agonia.

Nessun intervento di largo respiro ha animato la politica economica regionale nella zona della Barbagia di Belvì ed in quelle adiacenti salvo il fallimentare tentativo di avvio di un impianto industriale (chimica di base) nella piana di Isili, nel Sarcidano, costruito e mai entrato in funzione.

La mancanza di serie e reali occasioni di sviluppo economico ha determinato il permanere dello storico degrado ambientale, economico e socio-culturale.

Ed il degrado si legge bene nelle cime spoglie delle montagne; si legge nell’abbandono delle culture agricole tradizionali (dalla vite agli ortaggi) con il conseguente inselvatichimento del territorio; si legge nel deterioramento dell’ecosistema dell’intero territorio del comune di Belvì.

Il degrado economico, appesantito dalla forte emigrazione, si evince dalla scarsezza di risorse: le poche precedentemente esistenti sono state consumate e non ci si é preoccupati del loro ripristino (vedi boschi).

Il degrado socio-culturale ha inasprito i rapporti tra le gente ed ha generato una evidente sfiducia nelle istituzioni con il conseguente riemergere del codice barbaricino.

L’idea generale

Nell’ottica della ridistribuzione delle risorse economiche, da qualche anno, le politiche di sviluppo regionale hanno cominciato ad interessarsi delle zone interne dell’isola anche in funzione di un riequilibrio degli indici economici.

Il proposito più volte manifestato dagli amministratori regionali in occasioni anche non sospette é quello di convogliare in tali zone risorse finanziarie, intellettuali, economiche non spese, né investite precedentemente.

Gli studi sin qui compiuti sul territorio con lo scopo di individuare ben precisi canali di sviluppo hanno sottolineato come solo il comparto turistico sia in grado di configurarsi come vera occasione di “rinascita economica” e sulla scorta di tali presupposti si é ipotizzata una strategia d’area con tale indirizzo.

Ma pur in presenza di serie intenzioni di investimento turistico sono sino ad oggi mancate proposte di intervento complessivo e sono stati promossi solo singoli ed isolati progetti (soprattutto nell’ambito della infrastrutturazione ) con la speranza illusoria che queste realizzazioni promuovessero automaticamente lo sviluppo desiderato. Una strada scorrevole e veloce di accesso ad un territorio non incentiva spontaneamente nessun flusso turistico.

Solo un intervento capace di assumere in sé tutta la forza di impatto di singoli progetti, coordinandoli in una un’unica azione, con l’intento di investire l’intero territorio per rivitalizzarne e rafforzarne la reale consistenza economica, anche attraverso l’utilizzo di cospicue risorse finanziarie (é questa la soggiacente filosofia d’intervento), solo un intervento pertanto “integrato” configura lo strumento idoneo ad attivare una ipotesi di sviluppo economico, ovviamente nel settore turistico, da considerare come possibile, ed ultimo, treno disponibile.

“Il recupero integrato del centro storico del comune di Belvì”

Il recupero, con la ristrutturazione, del centro storico del paese di Belvì nasce da intendimenti, presupposti e riscontri per i quali sono state individuate le giuste relazioni e l’opportuna coesione.

In sintesi gli intendimenti sono:

  1. a) ideare e sviluppare un modello di intervento integrato turistico (facendo riferimento alla nuova concezione del turismo) capace di abbracciare ambiti, comparti, competenze diverse e di costruire le più idonee correlazioni;
  2. b) programmare, stimolare e realizzare, anche con l’adozione di proposizioni innovative, nella zona della Barbagia di Belvì uno sviluppo turistico di medio-alto livello, alla stregua di quello delle coste nord-orientali, poiché il cuore dell’isola ha pari bellezze ed attrattive e niente ha da invidiare al mare ed alle sue coste (in realtà la Sardegna, tra mare e montagna, é il miglior integrato turistico possibile);
  3. c) dimostrare come un modello di sviluppo sia valido quando sia costruito in sintonia con le reali vocazioni, le caratteristiche, le esigenze e le prospettive di una specifica zona;
  4. d) convogliare nel cuore dell’isola un flusso economico consistente ed efficace, a rapida circolazione, senza per questo nulla sacrificare in termini di ecologia ambientale, urbanistica, sociale e culturale e senza sottostare obbligatoriamente alle leggi ferree di quel mercato immobiliare-turistico che molto spesso ha propeso per azioni meramente speculative;
  5. e) da ultimo, ma non meno importante, promuovere la partecipazione diretta, progettuale, realizzativa e gestionale degli abitanti dei paesi della vallata favorendo l’assunzione di responsabilità ed incentivando la condivisione del rischio economico.

I presupposti ed i riscontri che orientano in questa direzione sono:

  1. a) i favorevoli indirizzi della politica comunitaria, nazionale e regionale che orientano verso interventi di tipo “integrato, di valorizzazione di risorse ambientali e di recupero del patrimonio storico-culturale e sociale”;
  2. b) la crescente domanda di “soggiorno nelle zone interne della Sardegna”, per un approfondimento della conoscenza dell’isola, da parte dell’utenza turistica che frequenta le coste ed il mare, ovviamente a condizione che siano disponibili idonee strutture ricettive e di supporto ricreativo (campi da golf, equitazione, centri sportivi, cliniche della salute, centri congressi, itinerari ecologici, percorsi museali, folklore, archeologia, ecc.);
  3. c) l’interesse di industriali del turismo come il Gruppo Costa Smeralda o la Fininvest, capace, specie il primo, di supportare l’iniziativa con tutta la propria esperienza progettuale, operativa e gestionale, con l’aggiuntiva possibilità di acquisizione del prodotto finito destinandolo alla propria utenza internazionale;
  4. d) l’interesse e l’intervento di enti pubblici e privati (oltre che degli stessi abitanti della zona), di società ed imprese isolane e della penisola interessate al modello di intervento “integrato” ed al “prodotto Belvì”.

E l’aggettivo “integrato” ben si presta a significare sino in fondo le intenzioni e gli obiettivi del progetto il quale, inserendosi senza forzature nello scorrere della vita del piccolo paese, vuole introdurre nuova linfa, vuole rappresentare il punto di flesso di una evoluzione lentamente agonica e che invece può indirizzare ad uno sviluppo e ad una crescita altrimenti impossibile.

Il termine “integrato” deve essere inteso anche come restituzione al paese dei propri figli lontani, attraverso la creazione di occasioni di lavoro che permettano loro di esprimere le naturali doti e l’esperienza altrove acquisita.

Ancora significa riappropriazione della dignità da parte degli abitanti di quella zona dell’isola che tanta fierezza, nonostante tutto, hanno saputo conservare.

Significa da ultimo tracciare una nuova strada, costruire una più appropriata strategia interpretativa della dimensione relazionale che l’uomo del 2000 andrà a vivere.

Il recupero integrato del centro storico del paese pertanto va identificato non solo con la ristrutturazione urbanistica delle vecchie abitazioni abbandonate o disabitate, ma va inquadrato anche in un’ottica di rivalutazione e valorizzazione di una tradizione, una cultura, un senso della vita che nulla hanno da invidiare a quelli attuali.

La ristrutturazione del centro storico in sintesi é la punta dell’iceberg, l’immagine allo specchio, il riferimento più concreto di una filosofia d’intervento originale ed innovativa.

Alla ristrutturazione va infatti associata, in linea con la filosofia generale, una serie di interventi che hanno il senso di “rifondare” un effettivo processo di sviluppo e che sono :

– il ripristinare condizioni ambientali precedenti attuando un disinquinamento diffuso

– il programmare una viabilità interna particolare ed il facilitare l’accesso al territorio specialmente dalla costa

– il promuovere una seria qualificazione dei giovani ed un aggiornamento professionale per gli operatori oggi in attività

– il dimensionare (verso un ampliamento) ed incentivare le attività culturali già esistenti e stimolarne delle nuove

– il favorire la creazione di nuovi insediamenti produttivi sulla strada dalla rivitalizzazione delle tradizioni agricole ed artigiane (vedi agricoltura biologica, allevamenti selettivi, falegnameria ed intaglio, manufatti in ferro battuto, tappeti, costumi , ricami, per non parlare dei caschettes dolce tipico di Belvì)

– il costruire di una serie di infrastrutture di supporto tra le quali un campo da golf, un centro salute, un centro sportivo, un centro ippico, un centro congressi, un centro informatico, una scuola d’arte (sono queste le strutture che oggi vengono considerate come “trainanti” dai nuovi orientamenti turistici).

Il “prodotto finale” sarà un paese “ecologicamente rinnovato” di 1000-1200 abitanti che “servono” 450-550 utenti turistici di medio-alto livello, alloggiati in miniappartamenti, elegantemente arredati, ricavati dalla ristrutturazione delle vecchie case che di queste conservino tutte le caratteristiche.

Gli utenti saranno fatti partecipi della vita del paese ritornato vociante nelle piccole piazzette di ritrovo, negli eleganti ristoranti, nella piazza centrale panoramica, nelle botteghe artigiane.

Sarà a loro disposizione una ampia gamma di strutture culturali, di svago, sportive e di ristoro (distribuite omogeneamente su un ampio territorio a mostra delle naturali ed incomparabili bellezze locali), aperte durante l’intero arco dell’anno per effetto di iniziative differenziate e rivolte ad utenti con diverse esigenze : dal turista in genere, ai curiosi, agli studiosi, ai congressisti, agli sportivi, ai desiderosi di riposo o di contatti con la natura, agli amanti delle tradizioni e del folklore, ecc..

I capiversi precedenti configurano l’intera immagine del progetto anche se tanti aspetti non possono essere descritti in una così sintetica esposizione.

L’impatto dell’idea

Tutti coloro che sono venuti a conoscenza del progetto, al primo impatto, hanno manifestato un notevole grado di perplessità accompagnato da un apprezzamento di massima, in genere su base emotiva.

L’idea non può non piacere (assume in sé molte aspettative di vita), e pertanto trova consenso, ma si palesa di difficile attuazione sia per la complessità (troppe le interconnesioni da realizzare all’interno e tra i diversi e singoli sottoprogetti), sia per la mancanza di precedenti.

Una felice intuizione, ma senza dubbio fantasiosa, e il fantasioso veniva inteso come utopistico.

Eppure i consensi erano unanimi (vengono citati in ordine cronologico) :

1) ovviamente d’accordo l’amministrazione del Comune di Belvì che ha poi trascinato una riluttante Comunità Montana a sostenere l’iniziativa;

2) ottimo il giudizio del management del Gruppo Costa Smeralda che ha dichiarato costantemente la disponibilità ad entrare a far parte dell’operazione, sia fornendo il proprio know-how, sia in termini di promozione e di acquisizione del prodotto finito. Una eventuale partecipazione finanziaria é ancora oggetto di discussione e di accordo;

3) entusiastico il consenso e la disponibilità dell’Ufficio CEE della Presidenza della Giunta regionale all’iniziativa;

4) favorevole il parere dei funzionari della CEE che ebbero ad effettuare il primo vero sopralluogo;

5) senza remore l’assenso dell’Assessorato Regionale al Turismo (siamo nell’88) ;

6) di immediata disponibilità ad approfondire i discorsi quello del CITS (Consorzio per gli Interventi Turistici nel Sud , composto da INSUD , Italstat , Alitalia, Aligame, Club Mediterranee , Valtur , Nuovo Sviluppo);

7) da subito l’Assessorato alla Programmazione Regionale ebbe chiaramente ad apprezzare il progetto, traducendone concretamente l’apprezzamento in termini di programmazione : nel piano regionale di sviluppo per il triennio 89-91 fu “costruito” appositamente uno spazio, quello dei “progetti d’area”.

I più perplessi, poiché abituati ad essere disattesi e disillusi, gli abitanti del paese di Belvì e quelli degli altri paesi della comunità montana: troppe volte sono state fatte promesse non mantenute. Eppoi un intervento così complesso con un costo di investimento neanche mai pensato per tutta la zona!

Il permanere dell’idea sul campo, il non demordere da parte dei promotori, ha però incominciato a far presa e nel giro di un anno e mezzo si é passati dalla totale diffidenza ad una incondizionata partecipazione : nel mese di luglio 1989 é infatti nata la Società dei proprietari di Belvì srl con il compito di raggruppare tutta la proprietà immobilire sulla quale si andrà ad operare (terreni e case). Gli abitanti del paese hanno investito anche i loro soldi (200.000 lire a socio) per partecipare alla società e questo é stato il segno più indicativo di apprezzamenton, considerate le ataviche diffidenze alla vita societaria e la “parsimonia”.

I quadri di riferimento programmatici

Sembra opportuno a questo punto richiamare sinteticamente i quadri di riferimento programmatici per verificare la rispondenza agli stessi del “Progetto Belvì”, ed esaminare un aspetto fondamentale delle tematiche turistiche: la consistenza delle domanda/offerta e la sua situazione/evoluzione.

Per quanto riguarda i quadri di riferimento programmatici si evidenzia che :

a ) i programmi di intervento comunitari, con le linee strategiche di sviluppo deliberate per il quinquennio 93-97, si indirizzano verso interventi definiti come assi prioritari e riguardano regioni, o parti di esse, in ritardo di sviluppo. Gli interventi sono destinati a togliere le zone interessate dall’isolamento – e questo é l’intervento infrastrutturale (strade, ferrovie, aereoporti) -, sostenere l’industria e le imprese, rivitalizzare l’artigianato tradizionale, incentivare un turismo delle zone interne, ammodernare l’agricoltura e preparare meglio le risorse umane;

  1. b) il programma di intervento regionale per il triennio 91-93 individua nella politica delle aree programma lo strumento per riequilibrare la distribuzione delle risorse economiche proprie. Nelle zone interne viene a concentrarsi così l’attenzione ed una quantità di flussi finanziari che appropriatamente utilizzati non possono non generare l’atteso sviluppo;
  1. c) il piano socioeconomico della comunità montana N° 12 vede nella valorizzazione delle risorse locali – agroindustria e turismo – le uniche e reali possibilità di sviluppo in quanto sono assenti tutti i presupposti necessari per altri tipi di sviluppo economico;
  1. d) le dichiarazioni programmatiche dell’Assessore regionale alla Programmazione hanno palesato la necessità di rivedere in senso integrato ogni investimento ed hanno precisato come il settore turistico, assieme a quello della produzione artigiana, debba essere considerato uno dei filoni principali;
  1. e) l’ultima nata, la legge regionale N° 14 del 26.2.96 sui progetti integrati d’area, ha definitivamente sciolto ogni riserva sulla valenza dei progetti integrati assumendoli a modello di sviluppo per l’economia regionale.

Il secondo richiamo citato concerne la consistenza delle domanda/offerta e la sua situazione/evoluzione.

La domanda turistica attuale nel territorio della comunità montana n°12 esiste, ma é di dimensioni modeste e l’utenza che frequenta la zona é di livello medio-basso.

La situazione é differente da paese a paese : in alcuni vi é un discreto flusso turistico anche se limitato ad alcuni periodi dell’anno (in estate ad Aritzo ed in inverno a Desulo) ed una adeguata ricezione. In altri, i più, pur in presenza di una vivace domanda non vi é nessuna possibilità di accoglimento per mancanza di strutture ricettive.

In genere l’utenza che visita la zona é costretta ad un soggiorno della durata di un giorno e sotto questo profilo la perdita economica é facilmente immaginabile : chi arriva si porta tutto da casa, lascia decine di sacchetti di rifiuti, consuma il territorio e le bellezze naturali con assoluta mancanza di coscienza ecologica e senza preoccuparsi di ciò che ne consegue.

A Belvì solo da qualche anno é stato inaugurato il primo albergo di tre stelle con un numero limitato di posti (solo una trentina).

Eppure la domanda odierna, anche in queste precarie condizioni di ricettività é forte : per le varie feste campestri – delle ciliegie – delle castagne – delle nocciole – ecc., si arriva medialmente alle cinquemila presenze : una fiumana di gente che occupa tutto il territorio, distrugge ogni cosa , porta via tutto quello che può e che trova (dai pochi prodotti coltivati, ai rami d’albero, agli arbusti, ai fiori).

Il guadagno per i locali é per contro modesto e certamente non ripaga neanche in minima parte i danni subìti.

Nel prossimo futuro la domanda turistica nella zona – e sono le indicazioni di uno studio della RAS sulle prospettive di uno sviluppo turistico congiunto tra la Barbagia-Mandrolisai e l’Oglistra – é destinata a crescere perché i turisti che oggi frequentano le coste (non fa differenza il livello), e che ritornano ogni anno, incominciano a manifestare il desiderio di approfondire la conoscenza delle zone interne dell’isola. La creazione delle condizioni di fruizione – viabilità adeguata e itinerari originali – sono il presupposto per favorire l’interscambio mare-montagna.

Il problema sotto questo profilo é duplice :

  1. a) da una parte occorre favorire l’afflusso approntando un efficace sistema di comunicazione che troppo spesso si é identificato in un asse stradale a scorrimento veloce, ma che forse più credibilmente va ricercato nella valorizzazione della rete ferroviaria ancora funzionante (in tal senso si é espresso lo studio regionale)
  2. b) dall’altro vi é quello di una adeguata ricettività, oggi ancora insufficiente con i servizi a supporto quasi inesistenti.

La promozione é affidata al buon senso ed ai mezzi dei singoli operatori, che si sono dovuti inventare agenti di marketing senza l’aiuto di nessuno e con evidenti lacune.

Sta per altro nascendo e si sta affermando un nuovo modello di turismo : quello ecologico, culturale, interessato alla riscoperta delle tradizioni e della storia locali.

E l’interno ha tutti gli attributi per invogliare questo nuovo turismo, che aggiungendo numerose unità alla ragguardevole cifra dei possibili turisti del mare, oggi 387.000 presenze nei mesi estivi, porta ad intravvedere in queste sinergie una vera occasione di sviluppo da non trascurare.

Nulla o poco si potrebbe muovere in un permanere della situazione attuale : le poche inizative intraprese, alcune delle quali rimaste al palo (vedi un albergo da 120 posti a Belvì), sicuramente non verrebbero imitate; la lenta agonia dei paesi della zona troverebbe rapido exitus.

L’intervento integrato, con i suoi 450-550 posti letto disponibili a Belvì e con tutte le strutture di supporto previste nel territorio dello stesso comune, si proporrà come struttura di riferimento peculiare (nell’originalità dell’intervento progettuale é insita una notevole spinta promozionale) per una utenza di livello medio e medio-alto (l’obiettivo é quello di coprire l’intera offerta, i 500 posti letto, per un periodo dell’anno pari ad almeno sei mesi).

Sui paesi viciniori certamente ricadrà l’eccesso di domanda e certamente si attiverà una risposta in offerta (sarà un indotto inevitabile) foriera di ulteriore sviluppo economico e sociale.

Ma sarà necessaria molta cautela, molta attenzione a non far invadere l’intera vallata da orde di “presenzialisti” che sicuramente distruggerebbero le risorse naturali e le strutture costruite, senza attivare un duraturo sviluppo economico.

Occorrerà guidare, progettando ed attivando un nuovo intervento integrato di ambito comprensoriale (il compito é della Comunità montana), questa domanda/offerta supplementare in modo da rendere “uniforme” l’intero pacchetto turistico nel territorio (pur nelle differenziazioni necessarie).

Occorrerà opporsi (é sempre compito della Comunità montana) a fenomeni probabili di speculazione edilizia.

Occorrerà, e questo sin d’ora, predisporre strumenti di salvaguardia ambientale, di più efficace controllo del territorio con l’ottica di una reale prevenzione da inquinamenti, degli incendi e dei fenomeni di delinquenza comune.

Queste direttive sicuramente stimoleranno lo sviluppo economico dell’intera comunità montana e renderanno sicuro e stabile il futuro dei giovani in una zona ancor più vasta.

La valenza dell’intervento

Da ultimo si intende porre l’accento sulla valenza dell’intervento che articoliamo in quattro punti :

  1. a) sociale

Attraverso l’intervento si verrebbero a creare i presupposti per una modificazione di quegli indici sociali che oggi preoccupano sia gli organi dello stato che gli amministratori locali: scolarità bassa, disoccupazione, reddito al di sotto della media nazionale, fenomeni di delinquenza , anche minorile;

  1. b) culturale

La stessa formazione professionale realizzata per preparare tra i giovani locali i futuri operatori, i contatti con gli enti interessati alla realizzazione, i contatti con la futura utenza (di ambito internazionale), il rientro degli emigrati che porterebbero con sé la mentalità acquisita al nord od all’estero, la rivitalizzazione delle tradizioni artigiane, sicuramente genererebbero un rinnovamento culturale di ampie dimensioni;

  1. c) finanziaria

Il flusso economico che verrebbe ad investire il territorio del comune di Belvì e dei comuni viciniori richiamerebbe ulteriori investimenti e creerebbe pertanto una condizione di reale economia (capace di produrre reddito ed autorigenerantesi) a tutto vantaggio degli abitanti della zona e degli operatori;

  1. d) economica

Verrebbero a crearsi circa 350 posti nuovi di lavoro, stabile, duraturo; il reddito pro capite, con buona approssimazione, aumenterebbe del 40%; l’indotto attivato sarebbe certamente di vaste dimensioni ed assieme al consolidamento occupazionale permetterebbero un avvio di sviluppo anche nelle zone limitrofe.

Da una economia assistita si potrebbe facilmente passare ad un economia reale costituendosi nel cuore dell’isola, nella Barbagia di Belvì, un polo di sviluppo economico che finirebbe per divenire il volano di un processo che a macchia d’olio si diffonderebbe nelle restanti zone interne tendendo al mare delle coste orientali (Lanusei) ed occidentali (Bosa).

Parte seconda : la metodologia progettuale

La metodologia progettuale

Un’idea-progetto così complessa nel suo sviluppo progettuale prima, realizzativo e gestionale poi, non poteva non dotarsi di una peculiare metodologia progettuale in linea con l’originalità dell’idea stessa e che tenesse in preminente considerazione il concetto di integrazione.

In altre parole occorreva una particolare filosofia d’intervento – per evitare l’ennesima cattedrale nel deserto – che sapesse sfruttare il momento favorevole, che fosse in grado di armonizzare esigenze di salvaguardia ambientale con la costruzione di una vasta gamma di opere, che riuscisse a valorizzare tutte le risorse umane del territorio, che sapesse coinvolgere gli abitanti dell’intera zona ed in specie i belviesi (proprietari di case e terreni sui quali si andrà ad intervenire), che trovasse una nuova ottica, una originale lettura ed impostazione per questo particolare intervento di sviluppo.

I punti di questa nuova lettura ed impostazione, fatto salvo un corretto approccio ecologico e la valorizzazione delle risorse umane, non meno importanti di tutte le altre messe insieme, sono elencati di seguito e consistono :

  1. a) nel fornire “consistenza economica a tutto il territorio oggetto dell’intervento di sviluppo” a partire dalla periferia per giungere al nucleo centrale dell’intervento stesso, in questo caso la ristrutturazione del centro storico del paese di Belvì, che diviene l’ultima tappa, l’ultima fase di un processo che é giunto alla naturale maturazione (anche finanziaria ed economica);
  1. b) nello stabilire e rispettare una scala di priorità :

1) realizzative

– i segmenti che compongono l’intervento globale seguono una progressione logica che comincia dal risanamento ambientale e finisce alla struttura di trasporto aereo –

2) organizzative

– é significativo di una strategia ben orientata iniziare da un segmento di formazione professionale di base, per poi proseguire con una riqualificazione e con un aggiornamento continuo degli operatori;

– ha analogo senso il prevedere il potenziamento della pur scarsa offerta attuale (vedi museo delle scienze) e lo svilupparla (vedi scuola d’arte, itinerari ecologici, produzione artigiana, ecc.) in funzione di un ampliamento graduale della domanda;

  1. c) nell’innescare un processo di appropriazione da parte degli abitanti della zona di una mentalità imprenditoriale che va costruita da “subito” – e devesi considerare che non é sufficiente un breve periodo di tempo per acquisirla – per giungere all’appuntamento del taglio inaugurale del nastro con una gamma di operatori già professionalmente preparati a soddisfare le più disparate esigenze dell’utente di livello medio-alto sul quale si é connotato l’intero intervento;
  1. d) nel coinvolgere e responsabilizzare, attraverso l’investimento nel progetto del patrimonio immobiliare e del risparmio locale, gli abitanti della zona, in questo invogliati dalla prospettiva di una remunerazione non solo attraverso il proprio lavoro, ma anche del proprio capitale.

A chiarire i concetti espressi dianzi é sufficiente descrivere l’articolarsi dell’intervento nei suoi lotti (in numero di 6 + 1), nei suoi segmenti, nelle sue fasi, nel suo evolversi realizzativo.

Lotto n° 1

Il primo lotto dell’intervento riguarda gli interventi sul territorio ed in specifico si preoccupa delle precondizioni di sviluppo senza le quali é del tutto inutile procedere.

Nel progetto in oggetto i segmenti sono (in ordine di priorità):

  1. a) il consolidamento geologico e la bonifica idraulica del fondo valle; il primo é indispensabile per fermare il processo franoso che interessa il piede della zona nord dell’abitato ed é utile poiché costituisce la prima base d’intervento sulla quale poi altri segmenti progettuali trovano spazio e facilità di realizzazione; il secondo é fondamentale per favorire il disinquinamento di tutto il fondo valle e dell’intera vallata;
  1. b) la costruzione di un collettore fognario che trasporti gli scarichi dei due depuratori presenti a monte (quello di Aritzo – peraltro non funzionante – e quello di Belvì) al fondo della vallata dove ubicare un depuratore circondariale più moderno capace di accogliere anche gli scarichi di Desulo e Tonara. I quattro paesi appartengono tutti allo stesso bacino imbrifero e questo giustifica il depuratore comune. Gli scarichi hanno inquinato il fiume che percorre la valle centrale e lentamente vanno distruggendo le colture agricole e la vegetazione : ci sembra impensabile raccontare di un luogo ecologicamente incontaminato se poi si scopre un ristagno di liquami in un’ansa del fiume;
  1. c) la costruzione di una discarica controllata con impianto di riciclaggio per ovvii motivi di igiene e di salvaguardia ambientale del territorio.

Tale opera é stata citata, come la zona sportiva, per completezza espositiva, ma non costituisce parte del progetto in quanto appartiene alle iniziative già programmate della Comunità Montana.

  1. d) la costruzione di un laghetto collinare per soddisfare il maggior bisogno idrico in relazione ad un rinnovato impegno agricolo e di allevamento e per la manutenzione (l’irrigazione) delle strutture sportive previste (campo da golf, galoppatoio e maneggi, campo sportivo ecc.) – in un complesso di tal genere deve essere messa fuori gioco anche la sola ipotesi di una carenza idrica -;
  1. e) il rimboschimento selettivo per alcune zone del territorio andate letteralmente in fumo oppure disboscate a meri fini speculativi senza la preoccupazione del ricambio (vedi nuovi proprietari cittadini che mirano solo al guadagno derivato dalla vendita del legname); l’intero territorio deve apparire omogeneamente ricoperto da bosco tipico senza vuoti o lacune;
  1. f) l’organizzazione e la realizzazione di un sistema viario interno a cominciare dal parcheggio terminal ubicato all’ingresso sud del paese con 400 posti macchina e 10 per pullman (ad evitare il riversarsi nell’abitato di una marea di auto con tutte le conseguenze immaginabili), per continuare con la creazione di un’isola pedonale nel paese ottenuta deviando il traffico della strada statale sulla circonvallazione già presente, costruendo una rete viaria interna (percorsa solo da un trenino elettrico o da mezzi di servizio) per collegare i nuovi insediamenti all’esistente : solo razionalizzando la viabilità interna é possibile permettere una fruizione del prodotto Belvì in tutte le sue opportunità e nei modi più naturali.

Gli interventi del primo lotto si configurano come indispensabili per incominciare a parlare di un qualsiasi sviluppo. Sono opere che la politica amministrativa regionale o locale hanno programmato e solo per motivi di disponibilità finanziaria non hanno realizzato. Sono opere indipendenti dall’esistenza di un progetto integrato come quello che andiamo descrivendo. Ciò significa che nella valutazione degli indici parametrici di valutazione finanziaria ed economica dell’intero intervento quali il VANF, il VANE, lo SRIF e lo SRIE ed il rapporto costo- benefici , il valore di investimento di tali opere deve essere calcolato con tale ottica per non alterare troppo il valore degli indici (che per tale carico di interventi di risanamento tenderebbero ala negatività).

La gestione delle strutture comprese in questo lotto sarà affidata, nei segmenti a)-b)-d)-e), ad una cooperativa di giovani del luogo opportunamente preparati. Si preventiva un bilancio in pareggio, ma senza remunerazione di capitale (anche pubblico ovviamente).

Ad una srl invece la gestione del segmento f) – il sistema viario ed il parcheggio terminal -. La stessa srl potrà gestire anche il sistema di trasporti interno e l’eliporto. In attivo certamente i conti di tale società.

Lotto n° 2

Il secondo lotto dell’intervento prevede una serie di segmenti destinati ad influire sul tessuto socio-culturale e ciò in armonia con il presupposto di stimolare l’acquisizione di una mentalità imprenditoriale negli abitanti della zona e di elevare il grado di “adattabilità” (che é un fattore legato al livello culturale) degli stessi alle esigenze di una utenza di medio-alto livello.

Ci si propone anche di incrementare il modesto flusso turistico già presente allargando l’offerta attraverso la creazione di occasioni specifiche di non difficile attivazione (scuola d’arte, itinerari ecologici, centro di memoria storica).

Sono previsti :

  1. a) un programma di formazione professionale, incentrata e rivolta alla preparazione degli operatori che saranno inseriti, a vari livelli, nella futura gestione delle strutture che l’intervento realizzerà.

E’ difficile pensare che l’aspetto di formazione possa essere omesso poiché emarginare i giovani locali dalla partecipazione all’azione globale va contro uno dei presupposti succitati che sono i riferimenti imprescindibili dell’intervento.

Il costo della formazione, a carico del F.S.E. (obiettivi n° 1, 3 e 4 della ripartizione dei nuovi fondi strutturali) e della regione sarda, sono anch’essi da depurare dal conto economico vero e proprio : sono costi che si possono imputare ad un azione di risanamento, in questo caso culturale, e quindi farli entrare in quelle precondizioni di sviluppo che debbono essere a totale carico della pubblica amministrazione.

La realizzazione delle azioni formative, affidate ad Enti di formazione di sicura professionalità, deve andare di pari passo con la realizzazione dei singoli segmenti e ciò per poter utilizzare come momento teorico e pratico di apprendimento la partecipazione diretta dei frequentanti i corsi alla realizzazione delle opere stesse (in termini di apprendisti-praticanti) : un giovane che vorrà interessarsi della manutenzione dei sistemi di condizionamento si iscriverà al corso specifico e potrà seguire i lavori che l’impresa specializzata vincitrice della gara d’appalto per quel settore, andrà a realizzare, ottenendosi in tal modo un insegnamento sul campo di indiscutibile valore didattico.

Nella presentazione del piano formativo all’Assessorato al lavoro e formazione professionale si dovrà inoltre seguire il criterio della gradualità : vanno prima preparati gli operatori che dovranno lavorare nelle strutture inerenti le precondizioni di sviluppo o/e che dovranno preparare e stimolare la diffusione della mentalità imprenditoriale stimolando l’associazionismo cooperativistico e societario (agenti di sviluppo) o che si occuperanno dell’informatizzazione dell’intero complesso (operatori informatici integrati);

  1. b) la costruzione della nuova sede del Museo delle scienze naturali.

A Belvì opera da circa 9 anni un Museo delle scienze naturali impiantato col sacrificio economico e col l’impegno di un gruppo di belviesi che si sono riuniti in una associazione denominata “Amici del Museo”. La disponibilità dei vecchi locali del Comune, peraltro angusti e non certamente idonei, permise il decollo dell’iniziativa pur tra le molte difficoltà e la totale incredulità della restante popolazione (“..un museo a Belvì?”..).

Oggi il Museo, ancorché non bene organizzato , ha un flusso annuo di 15.000 visitatori provenienti da tutta l’isola ed anche da altre regioni italiane.

La costruzione di un edificio da adibire a Museo e la sua più razionale organizzazione (pensiamo ad un percorso-visita che necessiti di almeno una giornata di tempo) favorirebbe da una parte un magggior flusso di visitatori e dall’altra un incremento della richiesta di servizi in loco (ristorazione per esempio).

Un Museo di livello nazionale o meglio internazionale costituisce una promozione turistica aggiuntiva che si paga da sé, considerando proprio il fatto che oggi il turista é attirato dagli abbinamenti svago-cultura.

Attivare da subito il discorso museo significa promuovere:

   1) i contatti molto frequenti tra gli abitanti della zona e visitatori con evidenti effetti di ricaduta anche in termini di “comprensione linguistica”;

   2) lo sviluppo di un minimo tessuto imprenditoriale teso a soddisfare i bisogni più immediati di tale utenza; ciò costituirebbe il miglior apprendistato per passare a stadi imprenditoriali più complessi;

   3) un flusso economico anche minimo eppure in grado di attivare altre risorse finanziarie altrimenti destinate a restare improduttive nelle casse delle banche : un belviese potrebbe incominciare a pensare di investire i propri denari in vista di una attività che intravvede remunerativa anche per l’investimento di capitale (vedi presupposto d).

Il Museo inoltre sarebbe in grado di porsi come elemento trainante della promozione della vendita del “prodotto Belvì” e ciò a costi promozionali zero.

La gestione del Museo verrà attuata tramite la costituzione di una “Fondazione” che vedrà rappresentata al suo interno l’Associazione amici del Museo, il Comune di Belvì e la Comunità montana quali soci principali.

  1. c) la costruzione di una scuola d’arte che trova la sua ragion d’essere nella tradizione artistica artigianale del paese e nella presenza a Belvì di un artista (scultore, intagliatore, pittore) del calibro di Tonino Loi.

La tradizione dei maestri intagliatori belviesi ha costruito pregevoli manufatti apprezzati e conosciuti in tutta l’isola ed ha sempre richiamato l’attenzione verso il paese. L’artista Tonino Loi oggi impersona questa tradizione e la proietta oltre i confini nazionali stimolando un interesse che si estende ovviamente al di là del fatto artistico.

Pensare di rendere “produttiva” questa combinazione, che riteniamo vincente, attraverso la creazione di una vera e propria scuola d’arte organizzata ed attrezzata per l’effettuazione di corsi di media e breve durata, di seminari, di conferenze, di tirocini e di stages, invitando in qualità di docenti i maggiori esponenti di ogni settore dell’arte, in grado di ospitare convittualmente 40 allievi provenienti da tutto il mondo (sono già in corso contatti con istituti d’arte ed università, italiane, europee ed extraeuropee), é sembrato naturale ed ovvio.

I benefici per l’intera zona dell’attivazione di questo canale così qualificato sono di promozione culturale, sociale ed anche economica e vanno valutati in tutta la loro portata.

L’investimento trova giustificazione nei seguenti punti:

   1) attiva un canale del tutto peculiare, quello artistico, altrimenti inavvicinabile, di alto valore culturale, sociale ed economico;

   2) si pone come momento promozionale di grande rilievo per l’intero intervento e ne qualifica gli intendimenti;

   3) promuove quello sviluppo socio-culturale che viene considerato come indispensabile presupposto metodologico per la realizzazione dell’intervento integrato;

   4) si propone in termini di buona remunerazione del capitale (vedi conti economici del progetto in dettaglio);

   5) permette di qualificare una zona del territorio (incrementandone la valenza economica – vedi presupposti :a) ) altrimenti destinata , seppur bellissima, al totale abbandono.

Come il Museo anche la Scuola d’arte offre una lettura di valore culturale notevole dell’intervento integrato, giustificando in questo uno dei significati del termine “integrato”.

La gestione della scuola d’arte sarà di pertinenza di una società all’uopo costituita che vedrà rappresentate nel consiglio di amministrazione tutte le componenti sociali, culturali ed amministrative della zona.

Preventivato in attivo anche il bilancio di questa società.

Un primo utilizzo della struttura potrà essere quello di sede della formazione professionale già citata.

  1. d) la realizzazione di una serie di itinerari ecologici

Nell’ottica di far crescere il valore economico del territorio e a partire dalle zone più periferiche o poco sfruttate, la realizzazione degli itinerari ecologici trova una ragione di specifica pertinenza metodologica.

In realtà, già presenti sull’intero territorio, gli itinerari sono identificabili nei vecchi percorsi tracciati dai carri a buoi o dal calpestio dell’uomo e rappresentano quanto di meglio si può offrire in termini di ecologia, di natura, di ambiente incontaminato.

Sono poco conosciuti sia per la loro ubicazione sia perché i visitatori-turisti della zona non vengono messi in condizione di poterne usufruire : chi viene per una sola giornata si accontenta (e come potrebbe essere altrimenti) di spostamenti minimi e di timidi affondi nel bosco. Nel periodo della ricerca dei funghi (due volte all’anno e nell’arco di un mese) chi viene nel territorio della Barbagia ruota intorno alle strade, poco si scosta dal punto di riferimento iniziale e non si addentra mai nel cuore del territorio stesso (per evitare il pericolo di perdersi nel bosco fitto).

Con un minimo investimento, destinato alla infrastutturazione razionale dei percorsi si potrebbero raggiungere facilmente una serie di obiettivi di notevole interesse e valore quali :

   1) il controllo del territorio sia sotto il profilo della sua manutenzione, sia sotto quello della circolazione di animali e di persone (intendiamo riferirci all’abigeato ed ai sequestri di persona);

   2) la valorizzazione del territorio in quanto tutti i terreni confinanti i percorsi assumerebbero una diversa valenza sia di sfruttamento che di valore intrinseco;

   3) l’incremento del flusso turistico e ciò indipendentemente dalla realizzazione degli altri segmenti progettuali con evidenti risvolti economici direttamente (nuova occupazione, nuovi redditi ecc.) ed indirettamente positivi (attivazione generica di domanda di servizi che stimolerebbe a sua volta nuova offerta);

   4) una promozione efficace dell’intervento integrato e della vendità del “prodotto Belvì” a costo zero;

   5) uno stimolo all’attuarsi ed allo svilupparsi delle altre attività previste dall’intervento generale.

Un turista che percorre un itinerario apprezza la natura, il paesaggio; dopo diversi chilometri é in condizione – per la fame sopraggiunta – di apprezzare i prodotti della terra (“per caso” incontrati ed offerti da un villico che curava il proprio orticello), i prodotti dell’allevamento locale (“per caso” incontrati ed offerti dal pastore nel suo ovile), i prodotti dell’artiginato “per caso” visti nell’ovile o nella casetta campestre utilizzata come rifugio ed ivi acquistati. E quando tornasse a casa racconterebbe di una straordinaria esperienza di vita nella quale le apparenti casualità (ma lui non lo saprebbe mai) tali non erano.

La gestione degli itinerari ecologici verrà affidata ad una cooperativa di giovani opportunamente preparati dalla formazione professionale. Si sottolinea come questo segmento progettuale può essere avviato da subito e da subito può creare occupazione stabile e reddito.

  1. e) la realizzazione di un centro di memoria storica

Il centro rappresenta un altro momento fondamentale, dell’intervento globale.

Raccogliere, catalogare, illustrare, raccontare tutto ciò che é appartenuto al paese (dalla sua storia alle abitudini dei suoi abitanti), descrivere come questi filoni di racconto si potranno modificare ed evolveranno in funzione della progettazione e realizzazione dell’intervento, questo é l’obiettivo del centro di memoria storica che intende costruire quattro specifici prodotti :

   1) un libro che racconti tutto di Belvì ed il progetto annesso

   2) una serie di libri che descrivano le peculiari modalità di risoluzione dei problemi tecnici ed urbanistici incontrati

   3) una serie di cataloghi fotografici che descrivano per immagini la stuazione di partenza ed ogni successiva evoluzione

   4) un lungometraggio che ripercorra filmicamente l’intero itinerario summenzionato.

Si evince come al di là del fatto storico puro e semplice il centro di memoria storica sia il vero centro promozionale dell’iniziativa, il fulcro del marketing, l’elemento trainante per tutte le iniziative segmentali.

E non solo.

Considerata l’originalità dell’intervento si può ipotizzare che potrebbe attivarsi una domanda specifica di informazione non solo in generale (il libro succitato), ma anche riferita ai singoli segmenti : pensiamo ad una collana nella quale un libro parli dei singoli progetti di ristrutturazione delle case, e sono circa 110 ed ognuna differente; di un libro che dettagli sui particolari artigianali rivificati nelle costruzioni; di un libro che illustri gli itinerari ecologici ecc. .

L’investimento finanziario vede un ritorno economico di alto valore.

Il futuro del centro di memoria storica, dopo la conclusione dei lavori, potrà divenire quello di promozione a livello internazionale e di organizzazione di manifestazioni culturali e di svago in loco (mostre, premi letterari, concorsi sportivi ecc.).

La gestione del Centro di memoria storica sarà affidata alla società promotrice dell’intervento e quindi quella più qualificata a questo compito.

Il complesso degli interventi del lotto n°2 (interventi sul tessuto socio-culturale) si configura come fondamentale momento di recupero culturale da un lato e come iniziale moto del volano economico dell’altro. E’ quest’ultimo un aspetto che va opportunamente inquadrato nell’ottica valutativa dell’investimento : l’impegno economico attivato é in grado da subito di avviare e di guidare i primi passi dell’intervento globale predisponendo peraltro più facili percorsi alla realizzazione dei successivi lotti e segmenti.

Il flusso turistico del museo, della scuola d’arte, degli itinerari ecologici (non interessa in questa fase il livello di utenza) é certamente portatore di una domanda di beni e servizi che stimola di per sé un ulteriore fase di evoluzione e sviluppo.

Creare nella periferia del territorio (o dell’intervento se si considerano i segmenti dei primi lotti come periferia rispetto alla ristrutturazione del centro storico) le condizioni di una domanda che spinga verso la successiva tappa, cioé verso la realizzazione del nucleo centrale dell’intervento stesso, é il presupposto cardine della filosofia del progetto globale ed é la condizione che sotto il profilo economico, ma noi crediamo anche finanziario, consente di qualificare l’investimento complessivo come foriero di serio sviluppo e quindi proponibile all’attenzione dei pubblici poteri.

Lotto n° 3

Il lotto n° 3 va sotto la denominazione di “Interventi di sviluppo produttivo” e comprende tre segmenti progettuali :

   1) una area attrezzata di produzione agricola biologica (in lotti con superficie minima di 5.000 mq.)

   2) una area attrezzata di allevamento di animali di piccola taglia (in lotti di superficie minima di 5.000 mq.)

3) una area attrezzata per la piccola impresa artigiana (in lotti di 1.500-3000 mq.).

Si tratta di una serie di aree attrezzate che trovano la loro ragione di realizzazione :

   1) nella esistenza della domanda di tali prodotti (agricoli, di allevamento, artigianali) da parte di un mercato formato dalla stessa popolazione residente, dai futuri utenti delle strutture – pensiamo agli allievi del centro di formazione professionale (ospitati convittualmente e sono circa 150 presenze fisse per tutto l’arco dell’anno e sino al 1993), dai visitatori del museo (15.000 presenze annue), dai corsisti della scuola d’arte (ospitati convittualmente e sono 40 presenze per gran parte dell’anno), dai frequentatori degli itinerari turistici ecc. –

   2) nella necessità di dare una ubicazione agli insediamenti dell’impresa agricola e di allevamento, come pure artigianale, che si intende promuovere e far crescere e che già da oggi muove autonomamente i primi passi.

L’ubicazione delle aree in zone periferiche del territorio risponde peraltro all’enunciato fondamentale della filosofia progettuale e cioé di dare consistenza economica all’intero territorio a partire dalla periferia.

Da non dimenticare come la presenza di insediamenti distribuiti in punti strategici rende più semplice un monitoraggio dell’ambiente ed anche il controllo del movimenti di animali e uomini.

La qualificazione del prodotto nel tempo (il periodo di realizzazione dell’intervento globale), venduto con un marchio DOC (la patata di Belvì, i fagiolini di Belvì, il pollo di montagna ecc.), creerebbe un ulteriore incremento della domanda che sarebbe in grado di mandare a regime ottimale, ciòé economicamente produttiva, l’attività delle aree attrezzate.

La mentalità piccolo-imprenditoriale che verrebbe acquisita dai locali con la commercializzazione dei prodotti delle aree offrirebbe agli stessi una verosimile probabilità di maggior successo, nella conseguente fase più complessa di intervento (e nella sua gestione che é l’aspetto preminente).

I lotti delle aree attrezzate verranno assegnati, tramite il comune di Belvì e la Comunità montana, a chi, avendone i requisiti, ne faccia richiesta; mentre la conduzione “condominiale” dell’insieme verrà affidata ad uno staff di giovani, preparati dal corso di formazione per “Gestori di aree attrezzate” e riuniti in forma di società giovanile.

Lotto n° 4 “Interventi di sviluppo zonale”

Tale lotto comprende gli interventi di sviluppo zonale, intendendosi con questi una serie di opere destinate ad incrementare in senso lato l’offerta di beni e di servizi mettendoli a disposizione di una numericamente accresciuta utenza.

Rientrano in questa categoria di opere :

  1. a) il centro ippico, suddiviso in tre componenti, ubicate in sedi differenti – con l’ottica di distribuire omogeneamente le risorse sull’intero territorio -, e che sono :

   1) il centro di allevamento equino

   2) il maneggio

   3) il galoppatoio

Il cavallo costituisce oggi un riferimento turistico ed un investimento economico di sicuro ritorno : inserirlo in un progetto integrato che mira fondamentalmente ad una valorizzazione ambientale é consequenziale e quasi indispensabile.

Proporre itinerari ecologici senza il cavallo é impensabile.

Oggi ogni struttura turistica che si insedi in un ampio territorio sviluppa il discorso ippico come complementare.

Considerato inoltre l’interesse crescente, diciamo “di molti”, per le scommesse sulle gare ippiche non si vede perché non si debbano utilizzare i profitti di un totalizzatore per supportare un più ampio discorso quale l’allevamento, la selezione, l’addestramento e la commercializzazione del prodotto ippico.

E gli abitanti della vallata hanno una lunga tradizione ippica che ci sembre giusto far riemergere.

L’integrato allevamento – maneggio – galoppatoio, affidato alla gestione di una società nazionale di sicura e consolidata professionalità (in tal senso sono in corso trattative), che in loco si appoggi ad una consociata o controllata composta da giovani, sempre tramite la formazione professionali preparati a dovere, rappresenta una ulteriore realtà economicamente produttiva da inserire nel progetto integrato globale, realtà che potrebbe sorgere e vivere anche senza quest’ultimo a dimostrazione che il criterio metodologico adottato di dare consistenza al territorio per poi giungere alla realizzazione del nucleo centrale é certamente valido.

  1. b) il centro sportivo zonale é composto da campo di calcio con pista di atletica, piscina olimpionica coperta, piscina all’aperto, 4 campi da tennis, 1 campo di calcetto, 1 palestra coperta per ginnastica, basket – pallavolo, e le annesse strutture di supporto logistiche.

L’insediamento, già in parte finanziato su progetto della Comunità montana, é certamente importante in quanto determinerebbe un afflusso di utenza regionale, nazionale ed anche internazionale interessata ad un complesso d’avanguardia, inserito in un territorio con notevoli attrattive e con le caratteristiche climatiche ideali per la pratica sportiva.

Già molti anni fa la squadra del Cagliari calcio era interessata ad affettuare la preparazione atletica precampionato a Belvì e solo la carenza di strutture idonee impedì il realizzarsi dell’evento.

Molte federazioni nazionali d’altro canto hanno mostrato di gradire la proposta di utilizzo degli impianti suddescritti per i loro affiliati, a condizione che la ricettività, i trasporti e la qualità del soggiorno sia di ottimo livello.

Potrebbero essere sottoscritti dei precontratti di utilizzo delle strutture sportive già prima di aver iniziato a porre la prima pietra : se tutto si realizzerà come previsto nel progetto globale la successiva attività gestionale del complesso sportivo dovrebbe vedere solo profitti.

  1. c) il centro salute

Le condizioni ambientali e climatiche particolarmente favorevoli, la scoperta di una piccola valle ben esposta, incontaminata, da qualsiasi punto della quale non si vede niente di costruito dall’uomo, lo sperimentato rinnovarsi fisico e psichico con appena una settimana di soggiorno a Belvì (seppur in strutture non idonee), ha generato l’idea di un centro salute, aperto tutto l’anno, per chi desidera ritrovare quelle energie e quelle motivazioni che la vita metropolitana dissipa (l’aggettivo metropolitano ben si adatta poiché l’utenza alla quale ci si rivolgerà sarà quella delle aree urbane del nord-Italia e del nord-Europa).

Ciò che si intenderà offrire sarà un soggiorno tutto all’insegna del contatto con la natura, ai ritmi biologici più naturali, con un’alimentazione frugale a base di prodotti agroalimentari targati “Belvì”, con la aggiuntiva possibilità di interventi più specificatamente di cura ed igiene del corpo (body-building – estetica – dietologia – ecc.), come pure di chirurgia estetica – é previsto un reparto a sé stante di 10 letti attivabile due o tre volte l’anno e per periodi di 15-20 gg.-.

La capacità ricettiva del centro, organizzata in piccoli bungalows collegati alla struttura centrale, sarà di 40 posti letto.

L’aspetto che poteva essere il più preoccupante e cioé quello della gestione della struttura é già fin d’ora risolto con l’affidamento la stessa ad una società nazionale, che offre servizi di carattere sanitario e parasanitario, dichiaratasi disponibile da oggi anche a partecipare all’ investimento finanziario.

Una struttura quindi che ben si lega, pur indipendente, a tutte le altre strutture descritte, che può operare da subito, che é capace di attivare un flusso di utenza di alto livello, utenza alla quale sicuramente si potranno vendere anche altri segmenti del “prodotto Belvì”.

  1. d) il centro informatico – direzionale

Rappresenta il punto di flesso dell’intervento globale nel senso che proprio a partire dal centro informatico si entra nel nucleo del discorso del “Recupero integrato del centro storico di Belvì”.

Tutti i lotti ed i soggiacenti segmenti sinora descritti infatti possono essere realizzati (vedi lotto n° 1) ed attivati (vedi lotto n° 2 e 3) , e sono in grado di reggersi autonomamente, anche senza le successive fasi previste dall’intervento (lotti n° 4, 5 e 6), ma delle quali rappresentano le fondamenta.

Il centro informatico nasce con l’obiettivo di assumere la guida ed il controllo di ogni “situazione” dell’intervento. Il centro, come in un embrione umano il cervello, deve iniziare a svilupparsi sin dalle più precoci fasi di sviluppo e via via deve crescere adattandosi alle strutture che sorgono intorno a lui adeguandole alle sue stesse potenzialità di gestione.

Il paragone con lo sviluppo cerebrale in un embrione é utile per comprendere l’obiettivo finale che si persegue ed il tipo di approccio che per questo specifico si intende utilizzare.

Un esempio in tal senso é certamente utile : quando i muscoli della mano cominciano a svilupparsi il cervello riceve dalla mano alcuni input che lo informano dello sviluppo muscolare in quella zona. Il cervello allora interviene inviando i primi impulsi nervosi in quel territorio, impulsi che generano i primi movimenti volontari. Il movimento prodottosi genera un suo segnale che ritorna al cervello. Questo segnale viene elaborato con tutte le altre informazioni : il risultato é un apprendimento che genera, a partire dal cervello verso la periferia, segnali sempre più precisi tutti indirizzati a costruire una stretta interconnessione tra i due organi.

Il continuo scambio di informazioni, mai compiuto, costruisce il miglior movimento possibile in una mano la più armonica possibile (il controllo dello sviluppo delle forme umane é verosimilmente genetico e neurologico insieme).

Il calcolatore del centro informatico deve essere costruito e funzionare come il cervello umano (é questo un intendimento cibernetico e l’approccio che ci si prefigge).

Un traguardo così ambizioso per la prima volta applicato ad ad una iniziativa così complessa non poteva non interessare le industrie leaders nel campo informatico a livello nazionale ed internazionale.

E con questa possibile collaborazione si é delineata la strategia realizzativa e gestionale del centro informatico che sarà costituito da :

   1) un centro studi informatico che sarà inizialmente la sede del corso di formazione professionale per “Programmatori ed operatori informatici integrati” e che resterà in vita successivamente come laboratorio di ricerca di informatica applicata o come sede di aggiornamento per operatori informatici;

   2) un centro di controllo territoriale che é la sede di gestione informatizzata di tutto ciò che é stato messo in relazione all’hardware centrale; ogni opera realizzata sarà collegata al centro di controllo che invierà le direttive generali e supervisionerà la gestione locale (effettuata tramite sottosistemi informatici che possono lavorare anche indipendentemente);

   3) il centro direzionale territoriale – trattasi degli uffici della società madre di gestione dell’intervento, la holding, e la sede di rappresentanza anche di tutte le altre “mille” società e cooperative che parteciperanno a vario titolo alla realizzazione e gestione del “Progetto Belvì”.

Il centro di ricerca applicata di per sé potrebbe reggersi sotto il profilo economico autonomamente utilizzando i proventi della vendita del software prodotto.

La gestione del centro informatico sarà affidata ad una società giovanile (una srl da attivare primariamente) con la partecipazione ed il supporto diretto di partners informatici (che si impegnerebbero tra l’altro a organizzare un congresso informatico nazionale annuale ed uno internazionale ogni due anni a Belvì con evidenti ritorni economici).

I tre segmenti di questo lotto rappresentano nello sviluppo progettuale l’ultimo passo evolutivo prima di entrare nel vivo del discorso turistico vero e proprio che appartiene ai due lotti successivi.

Essi rappresentano pure un ulteriore momento di arricchimento del territorio e di diffusione culturale indiretta, in questo ben adeguandosi a quei principi base della filosofia dell’intervento precedentemente descritta.

Lotto n° 5 “Interventi specifici turistici”

Trattasi del lotto degli “interventi specifici turistici” e cioé :

   1) la ristrutturazione delle abitazione del centro storico del comune di Belvì e la uniformizzazione a quello delle nuove costruzioni

   2) il centro congressi

   3) il sistema dei trasporti interni.

La ristrutturazione delle abitazioni del centro storico, segmento progettuale che denomina l’intervento globale, assieme alla uniformizzazione del nuovo tessuto urbano, rappresentava senza ombra di dubbio la parte più complicata dell’intero progetto, e non solo sotto il profilo tecnico, ma soprattutto sotto il profilo del reperimento dell’intera proprietà immobiliare (le case da ristrutturare).

Ad essere affrontato e risolto per primo é stato invero quest’ultimo punto : solo con la garanzia della disponibilità degli immobili si poteva andare oltre.

La soluzione adottata é stata la costituzione di una società dei proprietari, una srl, che nello statuto ha previsto per i soci (i proprietari) l’impegno di mettere a disposizione gli immobili alle condizioni, per tutti i soci eguali, che verranno definite e concordate con la società holding.

E’ occorsa una lunga opera di convincimento, un articolato argomentare e soprattutto una grande pazienza : alla fine la società é stata costituita ed oggi rappresenta un punto fermo del progetto.

Se prendiamo invece in esame il problema del risvolto tecnico della ristrutturazione e dell’uniformizzazione vediamo che é certamente complesso e difficile, ma crediamo possa essere affrontato e risolto seguendo l’originario intendimento progettuale che configurava una grande piazza centrale collegata, con uno schema ad albero, con altre piazzette interne, intorno alle quali far ruotare differenziati gruppi abitativi – leggi costituzione di miniquartieri -. Ogni miniquartiere rappresenta una unità funzionale indipendente, attivabile o meno a seconda delle necessità, autonoma nei servizi e nelle dotazioni ricettive (almeno un negozio di ogni tipologia, un ristorante, una bottega d’arte ecc.).

Sotto il profilo tecnico si prevede :

   1) una progettazione per gruppi di abitazioni (8/6)

   2) il rispetto dello stile “medio” del gruppo

   3) l’uso di materiali DOC (compresi infissi ed altri)

   4) il criterio della qualità, durata e funzionalità ottimale.

Complessivamente verranno ristrutturate 110 abitazione andando a creare circa 230 minialloggi dotati di tutti i comfort ed elegantemente arredati.

Complementare al progetto di ristrutturazione é quello di uniformizzazione del nuovo tessuto urbano : in altre parole ci si propone di attutire l’impatto tra vecchio e nuovo, ammorbidendo spigolosità ed eliminando il decisamente brutto, attraverso un grosso intervento di arredo urbano e di supporto ai privati che si adeguano alle indicazione del progetto.

In questa ottica é vista l’acquisizione della casa popolare dello IACP nella piazza, a suo tempo inopportunamente costruita, che dovrà essere demolita per restituire l’ampio panorama alla piazza stessa.

In questa ottica saranno sistemate piante e fiori in ogni strada ed in ogni angolo, saranno intonacati e dipinti con colori “antichi” i muri che non lo sono, saranno sostituite le tegole non sarde e si procederà ad invecchiare artificialmente le nuove.

Il paese dovrà mostrare un aspetto vario ma uniforme, l’immagine dovrà essere morbida ed accogliente, calda ed intima.

La realizzazione del progetto e dell’intervento verranno affidati a tecnici ed ad imprese di assoluta affidabilità, serietà e completenza.

L’ufficio planning del Consorzio Costa Smeralda é il candidato numero uno.

Non v’é dubbio.

In un intervento del genere la buona volontà da sola non serve.

La gestione del futuro complesso verrà affidata ad una società di gestione opportunamente predisposta, che avrà la collaborazione di tour-operator di livello nazionale ed internazionale (ovvio il collegamento con la Costa Smeralda od operatori di egual livello).

Il centro congressi é un naturale completamente dell’offerta turistica e rappresenta uno dei canali da sfruttare, al centro dell’isola ed in quelle peculiari condizioni ambientali, senza timore di improduttività alcuna.

Il turismo congressuale é in continuo incremento e tende ad ubicarsi in località di sicura attrattiva (ciò serve a spingere il congressista alla partecipazione all’iniziativa).

Con i 560 posti a sedere ed i servizi annessi logistici il centro congressi, nel cuore del paese sotto la piazza principale, non é altro che una dependance dell’intero complesso belviese specializzata in manifestazioni per un vasto pubblico : in questo senso deve essere adattabile anche a teatro o palcoscenico costituendo questa adattabilità un requisito di maggiore e migliore utilizzo.

La gestione verrà affidata ad una società giovanile all’uopo costituta supportata dalla collaborazione di tour-operators specificamente interessati al turismo congressuale.

Il terzo segmento di questo lotto é il sistema trasporti interno già delineato precedentemente quando si é parlato del sistema viario interno.

Esso prevede l’acquisizione di un trenino, con ruote gommate e di un parco di piccole macchine elettriche per gli spostamenti nel paese e da e per il parcheggio terminal.

E’ certamente importante evitare il più possibile all’interno della vallata l’uso delle auto per ovvii motivi di silenziosità, di inquinamento, di disturbo.

Chi domani arrivasse a Belvì a godersi una vacanza, lasciata la macchina al parcheggio, utilizzerà per arrivare all’abitazione destinatagli una piccola macchina elettrica (scoperta nella bella stagione), auto che lascerà fuori casa e che verrà ritirata dal personale addetto. I successivi spostamenti saranno possibili con il trenino a circuito che é in grado di condurre ad ogni destinazione.

La gestione del sistema trasporti è stata già altrove menzionata.

Lotto n° 6 “Interventi di qualificazione dell’offerta”

E’ il lotto degli interventi di qualificazione dell’offerta turistica : il campo da golf e l’eliporto.

I due segmenti succitati costituiscono le ultime fasi dell’intero intervento.

La realizzazione di un buon campo da golf, con costi che sono estremamente elevati é giustificata non solo come momento di qualificazione dell’offerta turistica che da un livello medio passa ad un medio-alto, ma dalla ottima remunerazione che il campo da golf può dare al capitale investito.

Chi pensa al campo da golf come ad una attività di supporto all’offerta turistica con bilanci da ripianare annualmente é situato all’estremità opposta della situazione reale. Un campo da golf a 18 buche con un numero di 500 soci ha sicuramente un bilancio attivo.

Precedentemente era stato accennato al fatto che nell’avvio dell’attività dei segmenti dei lotti 1 , 2 e 3 si poteva tralasciare di selezionare a monte il tipo di utenza poiché si prendeva in considerazione la necessità di un “apprendistato imprenditoriale” da parte degli abitanti della zona destinato a qualificare sempre più l’offerta turistica successiva.

Il proposito apertamente dichiarabile é, a partire dal suddetto presupposto, quello di promuovere in una prima fase il “prodotto Belvì” nei confronti della più vasta utenza possibile – “tutti” per dirla in breve – e via via successivamente, proprio qualificando l’offerta con maggiori e migliori servizi, di operare una scrematura per giungere all’optimum del completo assorbimento della domanda da parte di un livello di utenza medio-alto, restringendo la circolazione dell’altra utenza a semplice visita-soggiorno-in giornata o spostandola ai periodi di bassa stagione (anche se a Belvì non dovrà e non esisterà la bassa stagione).

Il campo da golf a 18 buche verrà progettato e costruito in modo tale da costituire per i golfisti il campo “bestia nera” tante ed originali le difficoltà realizzate nel percorso (superamento di dislivelli notevoli, salti di costoni ecc. ed in ciò si trova il modo di realizzare il campo in un territorio così difficile come quello di Belvì).

Esisterà invero anche il tratto facile di percorso che verrà utilizzato dai principianti – vi sarà una scuola annessa – , ma l’intero percorso dovrà far accanire i professionisti costringendoli a tornare (anche al di fuori di manifestazioni organizzate) per riuscire nell’impresa di concludere il percorso nel numero di colpi programmato.

Anche l’eliporto si inserisce nella stessa ottica di qualificazione dell’offerta turistica.

L’utenza medio-alta necessita di una forma di trasporto veloce : di qui l’esigenza di un eliporto che colleghi Belvì a Cagliari, ad Alghero, ad Olbia, ma soprattutto a Tortolì (praticamente le sedi di arrivo del traffico aereo-navale e turistico).

La localizzazione distante dal paese, in cima al costone più prominente e con ottima visibilità é stata guidata da criteri tecnici e di impatto ambientale.

Lotto n° 7 “Interventi di espansione nel territorio comunitario”

E’ il lotto degli interventi propositivi, quelli cioé che pur non rientrando direttamente nell’ottica del progetto generale in qualche modo sono ad esso connessi o ne costituiscono una proiezione territoriale più ampia (si ubicano infatti nel territorio della comunità montana interessando altri sei comuni).

La diga in località Polu

L’invaso che si verrebbe a creare con la costruzione della diga che si propone in zona Polu al confine di sei territori comunali (Belvì – Aritzo – Meana Sardo – Atzara – Sorgono – Tonara) possiede per la sua ubicazione e per la configurazione una enorme potenzialità di sviluppo in molteplici comparti.

Se si osserva infatti sulla carta la sua posizione si comprende come andando ad estendersi per circa 12 km. di lunghezza – lungo le direttive dei fiumi Riu Gesaru e Riu Polu – chiudendo a valle il lato ovest del territorio comunale di Belvì – e prendendo in esame la sua capacità (92 milioni di mc.) si configuri come :

  1. a) una notevole riserva idrica per tutta la comunità montana ed anche per comunità più a valle (il piano acque predisposto dalla RAS la prevede sotto la dizione di “consigliata”);
  2. b) una strada fluviale che – in un territorio sprovvisto di comunicazioni stradali (la strade esistenti corrono lungo i crinali od a mezza costa) – può interconnettere ampi territori che divengono utilizzabili per svariati usi da quelli agricoli a quelli di allevamento, per finire e quelli turistici e nautico-sportivi.

Il lago creato dalla diga appare come il sistema integrato di raccordo tra mille possibilità di occupazione, lavoro e sviluppo.

  1. c) il presupposto idrico fondamentale per il progetto di seguito proposto – l’area di produzione agroalimentare di Atzara – Sorgono.

Va sottolineato come l’acqua del lago sia praticamente potabile in considerazione che il bacino imbrifero del Rio Gesaru é disabitato e quello del Rio Polu che deriva dal Rio Pirastu – Rio de s’Iscara sarà completamente depurato (vedi depuratore a fondo valle – Lotto n° 1 segmento b) .

L’insediamento agro-alimentare nei territori dei comuni di Sorgono e di Atzara é preventivato vada ad occupare una superficie di qualche centinaio di ettari e prevede la creazione di una vasta area attrezzata per la produzione di prodotti agro-alimentari DOC col marchio Comunità Montana Barbagia-Mandrolisai.

La specifica progettuale prevede insediamenti in lotti di varie dimensioni, un centro studi e ricerche alimentari ed un complesso di surgelazione. Intorno all’insediamento potrebbero sorgere piccole imprese di trasformazione e conservazione dei prodotti.

Questi ultimi due progetti sono il punto di partenza per un ulteriore intervento integrato a più vasto raggio (che esula dalla presente trattazione) che costituisce un chiaro richiamo per tutti coloro che intendono contribuire allo sviluppo delle zone interne in modo serio e costruttivo.

Parte terza : descrizione dei singoli interventi

Con una cartografia d’insieme al 25.000 e una più dettagliata al 5.000, in questa terza parte vengono illustrati sinteticamente tutti i singoli segmenti dell’intervento secondo uno schema che prevede una descrizione dell’opera e il riepilogo delle principali caratteristiche tecniche e funzionali. E ciò per una rapida e comunque esauriente presa visione dell’insieme..

Ogni specifica invece é leggibile nell’incartamento completo di ogni singolo segmento che comprende :

1) una cartografia generale

2) una cartografia ingrandita

3) le piante e sezioni

4) la relazione tecnica con tutti gli allegati previsti che sono :

  1. a) costi d’investimento disaggregati
  2. b) adempimenti normativi
  3. c) costi d’investimento e fonti finanziarie
  4. d) costi della manutenzione straordinaria
  5. e) descrizione opere e computo metrico
  6. f) calendario lavori
  7. g) cash-flow
  8. h) costi d’esercizio
  9. i) rientri d’esercizio
  10. l) piano finanziario generale
  11. m) aggregazione costi/benefici
  12. n) effetti occupazionali
  13. o) indici di valutazione economica.

In questa sede occorreva uno sguardo d’insieme che viene reso più preciso dalle aggregazioni tabulate nel successivo paragrafo.          

Lotto n° 1 : “Interventi ambientali”

  1. a) “Consolidamento geologico e bonifica idraulica del fondo valle”

La base ed il fondamento di un razionale studio di utilizzo del territorio incentrato sul “Recupero integrato del centro storico del Comune di Belvì” e configurante l’omonimo progetto integrato d’area, é la sistemazione del fondo valle di S’iscara dalla confluenza del Rio Ispissalia e Rio Antoni Zoo alla località Bau Desulo, per una lunghezza misurata sull’asse longitudinale con orientamento Sud-Nord di uno sviluppo di poco superiore ai 5 Km.

Situazione attuale

Prima tratta : da località Ispissalia a località Cuccuru Mulinu, per una lunghezza di circa 2 Km..

La vallata, ai piedi dell’abitato, degrada a picco in specie sotto i terrazzamenti della sede ferroviaria. In tempi non troppo lontani il rivo di fondo valle scorreva senza soluzioni di continuità ed in discreta portata d’acqua tra gole e vallette. L’orrido della forre era ingentilito dalla presenza di una lussureggiante vegetazione, inserita in un paesaggio dominato dalle maestose arcate del ponte della ferrovia. Minuti fazzoletti di terra sul greto del fiume ed in adiacenza, erano intensamente coltivati con ottimi risultati; diverse sorgive a mezza costa confluivano sul rivo dando pienezza e costanza alla portata che serviva, più a valle, da forza motrice a diversi mulini per macinare i cereali.

Attualmente il rivo ancora scorre solo per merito del costante apporto degli scarichi fognari del vicino comune di Aritzo e del comune di Belvì.

Al paesaggio si é aggiunto il nuovo : il moderno viadotto della provinciale per Atzara, con nastro stradale inciso vivamente nel costone Ovest della valle e le vistose scarpate nude di materiale di resulta che arrivano sino al fiume.

La vegetazione é divenuta scarsa e stenta; gli orti sono spariti; le sorgive sprofondate di livello; un insieme di frustrante degrado ambientale e dissesto idrogeologico.

La cause vanno imputate alla dissennata politica di rapina degli anni ’50 che ha permesso il prelievo indiscriminato di sabbione ed inerti dal greto del fiume, una non intelligente espansione dell’abitato, alcune opere pubbliche realizzate nella pia intenzione di portare benessere – quale la strada di circonvallazione e le briglie in fondo valle (queste ultime eseguite con interventi di mezzi meccanici che hanno snaturato il delicato equilibrio statico delle falde rocciose confluenti al fondo valle). Le risultanze sono un susseguirsi di movimenti franosi a configurazione trapeziodale con base maggiore nel fondo fiume e minore nella vecchia periferia dell’abitato, che hanno condizionato lo sviluppo urbano, indirizzato a monte , con ciò creando un ulteriore aggravio con gli scompensi evidenti. Situazione che, se non si pone immediato rimedio, pregiudica, casi recenti confermano la tesi, la esistenza stessa dell’intero abitato.

Seconda tratta : da località Ponte Ecciu a località Bau Desulo, per una lunghezza di circa 3 Km. .

E’ il fondale piano della grande conca su cui si affacciano le verdi fiancate del versante Nord di Aritzo, Est di Belvì, Ovest di Desulo e Sud di Tonara. Il fondale nel punto più stretto alla periferia del piede abitato di Belvì é largo una cinquantina di metri, a metà Iscara é piano per circa trecento metri, si restringe verso località Ziu Pili e si slarga da Occili a Bau Desulo per uno sviluppo complessivo di ettari 270.

La piana, raggiunta da decine di compluvi laterali, é formata da un profondo strato di depositi alluvionale di frantumati di schisto tenero, permeabile ed assorbente. In tempi remoti era fertilissima; ai noceti secolari venivano consociate colture ortive con produzioni qualificate ed abbondanti; sulle sponde del rivo e dei suoi affluenti prosperavano erbe officinali, uniche nel loro genere, esportate in tutto il continente.

La vallata era ricchezza e moltiplicava le ricchezze di chi su di essa investiva impegno e speranza.

Oggi materialmente ancora esiste, ma quale differenza : sporadici, stentati alberi e polvere, deserto; il rivo emerge a tratti nelle depressioni, maleodorante; le sorgive di affluenza si sono disperse in profondità. Il fondo valle é divenuto una piana ricoperta di mille cumuli di detriti e selvatici, pungenti cespugli di rovo, priva di consistente strato vegetale e pertanto sterile ed improduttiva.

Le cause vanno imputate al taglio degli alberi di alto fusto, al prelievo indiscriminato di inerti (sabbione e ghiaia) ed al ricoprimento delle buche di cava con materiali derivanti da sbancamenti e rifiuti di demolizione fabbricati, nonché all’inquinamento dell’intero sottostrato alluvionale con gli scarichi fognari, che, nella sacca valliva, putrescono, degradando l’intero ecosistema.

Operativamente la proposta progettuale é la seguente: per tutto lo sviluppo : convogliamento, a mezzo collettori sotterranei impermeabili, (vedi segmento progettuale seguente), degli scarichi fognari degli abitati di Aritzo e Belvì, nonché Desulo e Tonara, a specifico depuratore circondariale ubicato alla fine della piana di Bau Desulo.

Prima tratta : esecuzione di opere di tombinamento del fiume e dei suoi affluenti, incassato a fondo valle, a sezione circolare, in cemento armato per un diametro di m. 3 ; strutture racchiuse in un cuscino formato da materiali aridi che consentono un rapido accoglimento delle acque di falde laterali riversandole nel manufatto attraverso apposite tubazioni di drenaggio. Stante lo sviluppo lineare sono previsti pozzetti di sfiato e di ispezione. Stante il forte dislivello si é prevista una pendenza costante di fondo dell’1 %, interrotta da cascate o salti; ad ogni salto la tubazione si articola nella caratteristica forma di imbuto onde rendere ininfluenti i vortici di piena. Il dimensionamento é stato calcolato in forza del corrispondente bacino imbrifero insistente sull’opera.

Sono previsti pure gli intombinamenti dei collettori delle acque bianche defluenti dal centro abitato di Belvì dimensionati in funzione della portata.

La fase successiva delle opere prevede l’esecuzione di riempimenti in rilevato della tratta intombinata per uno spessore medio costante di oltre 10 m. da una sponda all’altra del fondo valle. Operazione tecnicamente indispensabile ed economicamente valida perché si é pensato di utilizzare il materiale di resulta derivante dalla esecuzione dalle opere previste dal progetto integrato d’area, materiali che avrebbero, se non utilizzati in sito, dovuti essere trasportati a decine di Km. di distanza.

Alternativa al riempimento con resulta é il progetto di costruzione di ampi spazi sotterranei con strutture di cemento armato, dal piano di tombinamento al livello del previsto riempimento, da utilizzare per deposito di attrezzature e materiali.

Seconda tratta : si intende eseguire lo scavo di un canale a sezione costante ed a pendenza minima, a forma di trapezio, dimensionato con 4 m. di fondo, m. 7 al ciglio e per una altezza di scavo di m. 2,00 su tutta la lunghezza della tratta, interrotto da due laghetti alla confluenza del Rio S’infertu e del Rio Occili; canale incassato nella larga golena della piana della vallata risagomata per tutta la superficie. Sono previste delle canalizzazioni a sezione diversificata degli affluenti.

Alla sistemazione squisitamente idraulica dovrà essere associata l’opera di bonifica del sottostrato alluvionale : si intende provvedere col realizzo di 4 pozzi artesiani rivestiti in tubi di calcestruzzo, del diametro di m. 2 per una profondità di m. 15, provvisti di elettropompe sommerse, atte al pescaggio continuo dell’acqua proveniente dalla falda alluvionale e convogliamento a aree di superficie adiacenti (vedi campo da golf) con fondo impermeabile e da qui al collettore fognario per essere destinate al depuratore consortile.

In un’arco di tempo più o meno breve, la continua aspirazione di liquido ora inquinato, diluito dall’acqua pura delle falde di monte, consentirà la ripulitura dello strato alluvionale filtrante ed il naturale riequilibrio dell’ecosistema.

L’esecuzione delle opere illustrate apporterà le risultanze in appresso:

– consolidamento definitivo del piede dell’abitato di Belvì col blocco del movimento franoso, per un sicuro ed integrale utilizzo di tutto il territorio urbano;

– realizzazione di una piana di circa 12 ettari sul nuovo fondo valle (prima tratta) indispensabile per un razionale inserimento di una nuova rete viaria interna, parallela a quella a monte esistente ed ad esso collegabile attraverso bretelle di raccordo trasversali, nonché sede di aree per insediamenti produttivi (quelli artigianali) a servizio dell’intera comunità;

– definitiva regolarizzazione del corso, sia del rivo principale sia dei suoi affluenti, per un corretto utilizzo delle aree in adiacenza;

– bonifica integrale della vallata con l’eliminazione dei depositi putrescenti e ripristino ecologico dell’ecosistema;

– risanamernto ambientale.

La tipologia del progetto, la particolarità delle opere in esso inserite, l’esecuzione intelligente delle medesime, configura un impatto ambientale positivo. L’effetto paesaggio pur diversificato é certamente migliore, decisamente più accettabile e contemporaneamente fruibile in godimento materiale e spirituale.

  1. b) collettore fognario e depuratore consortile

Seguendo le direttive nazionali del “Progetto ambiente”, tra le alternative di fattibilità si é optato per la realizzazione di un adeguato impianto di trattamento acque reflue derivate dalle reti urbane dei comuni di Aritzo, Belvì, Desulo e Tonara tutte confluenti nella vallata oggetto di studio.

Una verifica di interventi di ristrutturazione degli esistenti impianti ha condotto a risultanze disastrose sotto il profilo economico sia di importo opere al netto, sia di costo annuale d’esecizio.

Pertanto si é individuata l’area in località Bau Desulo, comprendente una superficie di circa 3 ettari, in adiacenze al rivo omonimo, area collegata da rete interna alla vicina strada statale.

Allo scopo di giungere ad una corretta valutazione dei volumi da trattare e della concentrazione degli inquinamenti, si é fatto riferimento al N.P.R.G.A. della Sardegna, con una previsione di popolazione residente pari a 13.000 abitanti ed un volume medio giornaliero di reflui pari a 3.000 mc. circa.

Una apposita indagine ha consentito di individuare l’inesistenza di scarichi singoli tali da complicare la gestione ed il funzionamento dell’impianto depurativo, prevedendo per il futuro, per ogni insediamento particolare, l’obbligo di dotarsi di impianto di pretrattamento.

Da ulteriori analisi per la scelta della tipologia impiantistica per semplicità di gestione, costo d’impianto e successivo costo d’esercizio, si é deciso di utilizzare il sistema a fanghi attivi ad aereazione estesa con predenitrificazione. Infatti, in questo modo si riesce ad ottenere la digestione tecnica dei fanghi all’interno della stessa fase di ossidazione, evitando la digestione aerobica esterna, con abbattimento dell’azoto, tramite lo schema di predenitrificazione, utilizzando parte della frazione carboniosa del liquame, inducendo quindi contemporaneamente un discreto abbassamneto del carico organico.

L’impianto é suddiviso nelle seguenti fasi di trattamento :

– scaricatore di piena

– misuratore a risalto

– grigliatura

– dissabbiatura – disoleazione

– denitrificazione – ossidazione

– sedimentazione finale

– clorazione

– ispessimento

– essiccazione fanghi.

Gli impianti e le apparecchiature vengono alimentati con energia elettrica per una potenza impeganta di 250 kw, prelevate da rete pubblica esistente.

La esecuzione dell’impianto di depurazione consortile é contemporanea alla realizzazione dei collettori di convogliamento acque reflue con partenza dai punti di raccolta a valle di ogni centro abitato.

Il progetto prevede una tubazione interrata di materiali polietilenici per sezione di collettore del diamentro 400 mm. dal depuratore di Aritzo a quello di Belvì per uno sviluppo di m. 1950, ed un diametro di mm. 500 dal depuratore di Belvì a confluenza del depuratore Desulo per uno sviluppo di m. 4.000; dalla confluenza citata al nuovo depuratore per un diametro di 700 mm. ed uno sviluppo di m. 600.

Previste le condotte dei nuovi insediamenti : da Scuola d’arte a collettore principale con diametro di 250 mm. per sviluppo di m. 750; da Centro salute a collettore principale con diametro di 250mm. ed uno sviluppo di m. 1.100.

Sono altresì inseriti i tronchi terminali dei collettori fognari dei comuni di Tonara e Desulo, per le tratte insistenti sulla piana di Bau Desulo, per un diametro di mm. 500 ed uno sviluppo complessivo di m. 710.

Le canalizzazioni sono dotate di adeguati pozzetti di ispezione e confluenza mediamente ubicati ogni 50 m. .

Le risultanze che scaturiranno a realizzo avvenuto saranno l’eliminazione della principale fonte di inquinamento che ad oggi ha degradato l’intera vallata, e la riqualificazione della medesima agli usi per cui é destinata.

Le opere, in specie il nuovo impianto di depurazione, che si inseriscono armoniosamente nell’ambiente protette da una fitta barriera di verde all’uopo impiantata, saranno accuratamente gestite sia sotto l’aspetto funzionale, sia nell’ottica dell’impianto primario che dovrebbe essere prosecuzione di arredo urbano in qualsiasi punto del territorio esso si trovi ubicato.

  1. c) discarica controllata

La comunità montana n° 12 partecipa al progetti di discarica intercomprensoriale che dovrebbe essere ubicata ad Isili. Anche il comune di Belvì si servirà di tale discarica.

La menzione all’interno del discorso del “Progetto Belvì” é solo a scopo di completezza.

  1. d) laghetto collinare

Non si può pensare un qualsiasi insediamento residenziale se non in presenza di una adeguata disponibilità idrica. Quando la normale adduzione fosse carente si deve provvedere a creare preventive scorte.

Con questa ottica il progetto integrato d’area ripetitivamente propone ricerche idriche, vasconi di raccolta, piccoli invasi collinari, onde garantire in assoluto, a fronte di disastrose annate siccitose, la sopravvivenza delle opere di progetto.

Serviva purtuttavvia un bacino di dimensioni accettabili (almeno 100/200 mila mc.) e all’uopo, nello studio del territorio, si é individuato in località Rio Occili, alla confluenza del medesimo col Rio Motexeddu, una strettoia tra le pareti della valle, atta a permettere la costruzione dell’opera ed a contenere un manufatto di sbarramento.

Dai calcoli eseguiti si ottiene :

– sbarramento con quota di coronamento a m. s.l.m. 635 ed invaso a massimo livello a quota 633 , una capacità di invaso di 400.000 m.c.;

– sbarramento con quota di coronamento a m. 625 ed invaso al massimo livello a quota 623 per una capacità d’invaso di 200.000 mc..

Pertanto, stante la particolare difficoltà di esecuzione, ed ogni altra considerazione nel merito, si ritiene di dover operare una scelta progettuale impostata sulla seconda risultanza. Ovvero una riserva complessiva di 200.000 m.c. alla quota massima d’invaso a m. 623 s.l.m. .

Non si entra nei meriti delle future scelte progettuali per il tipo di sbarramento che verrà realizzato, troppi gli elementi mancanti per esprimere un giudizio, ma si può ragionevolmente affermare che sarà un manufatto di calcestruzzo armato, dimensionato alla bisogna, e dotato di tutte le infrastrutture necessarie : scarichi di fondo, sfioratore, opere di presa, strada d’accesso ecc. .

L’invaso sia per la sua ridotta dimensione planimetrica, sia per la minima quantità di riserva idrica, si inserisce nell’insieme della valle omonima creando nessun problema di impatto ambientale.

  1. e) rimboschimento selettivo

Il territorio del comune di Belvì da sempre ha avuto vocazione forestale.

La morfologia del terreno, l’altimetria variabile, l’orientamento geografico, il clima, sono elementi che chiamano a piantumare, non pini ed eucalipti, ma essenze squisitamente locali : lecci, roveri, sughere, castagni, noci, tassi e ginepri.

La foresta da sempre baluardo a difesa degli invasori e nascondiglio a protezione dei nemici, é stata per Belvì e territori circonvicini la sua unica, non spendibile ricchezza, il suo stemma; l’albero richiama la chioma e la barba, il barbuto il barbaricino, la Barbagia la selva, la forra, il selvatico, il naturale, l’ecologico.

E’ quasi un’espressione caratteriale per la gente di montagna rispecchirsi nel verde fondo delle foreste quasi vergini.

Pertanto, a richiamo del “su connottu”, in risposta ai fuochi estivi che bruciano in mezza Sardegna, ci dovremo impegnare a moltiplicare la foresta, madre e matrigna, ma sempre dispensatrice di beni.

Si propone un intervento massiccio sul versante occidentale del territorio, lungo il braccio sud del futuro invaso alla confluenza del Rio Polu alla confluenza del Rio Gesaru, intervento per circa 180 ettari. Nonché altre localizzazioni di ridotta dimensione a copertura delle cicatrici sul verde manto, aperte da dissennate culture seminative e viticole, sul versante ovest del versante principale per complessivi ettari 20.

L’opera comprende la sistemazione dei costoni con piccoli terrazzamenti sui quali insediare le essenze prescelte selezionate in fitocella, proteggendo le aree d’intervento con frange tagliafuoco e recinzioni provvisorie ad evitare l’invasione deleteria delle mandrie al pascolo brado.

Si prevedono piccole opere diverse di sistemazione delle sorgenti esistenti nelle aree prescelte e briglie di bonifica sui greti dei torrenti.

  1. f) sistema viario interno e parcheggio terminal

E’ stata scelta per il parcheggio terminal, un’area all’ingresso di Belvì, proprio in corrispondenza dell’innesto della circonvallazione con la Strada Statale in una fascia compresa tra questa ed un tornante della provinciale Atzara-Belvì ora bypassato da un viadotto che attraversa la stretta valle del Rio Ispissalia.

Questa localizzazione rende possibile il parcheggio a Terminal dei pullmann e consente di accedere facilmente anche alla ferrovia secondaria che passa a quota 630 a poco più di 200 metri dal Terminal, sfruttando, come sottopassaggio, l’ampia luce del viadotto della provinciale.

Il parcheggio è stato dimensionato per 400 posti auto di cui 200 al coperto e per 20 parcheggi per pullmann di cui 10 al coperto.

Il parcheggio coperto per le vetture è quasi completamente interrato ed i quattro piani sui quali si svolge sono sfalsati formando dei gradoni che si adattano così nel miglior modo alla pendenza del terreno. I pullmann hanno a disposizione 2 livelli di parcheggio. Quello superiore, a livello della strada statale, è un allargamento della stessa che forma un lungo piazzale che avrà la funzione di sosta, di nodo intermodale e di soggiorno all’aperto con alberi e panchine. La magnifica veduta verso la valle, che si può godere da questa terrazza alberata, non sarà per niente disturbata dalla presenza dei pullmann parcheggiati poichè essi sono protetti da una vasta copertura in tegole a coppi e canali impostata a quota inferiore a quella della terrazza.

La copertura dell’autorimessa a gradoni forma un’ampia terrazza per il parcheggio all’aperto di vetture e pullmann. L’accesso alle autorimesse ed ai parcheggi è reso possibile sia dal piazzale a livello della strada statale, sia, 40 metri più in basso, dalla provinciale per Atzara attraverso il vecchio curvone eliminato. La parte inferiore della zona interessata e quelle laterali saranno sede delle rampe di accesso e di raccordo dell’autorimessa e saranno sistemate con piantumazione di essenze locali e costruzione di muretti. La sede della stradetta di raccordo esistente sarà, in parte mantenuta, ma allargata, rettificata e pavimentata.

La struttura delle autorimesse sarà in c.a. protetta da un intonaco rustico strollato di colore simile alle terre. I terrazzi anteriori alle rimesse, utilizzati come strade di accesso, saranno impermeabilizzati, pavimentati con lastroni a facciavista con ghiaia lavata, e contornati a valle da una fioriera protettiva a mò di parapetto.

All’interno della struttura è prevista la realizzazione di alcuni locali da affittare per officina meccanica di pronto intervento e per gommista : si raggiungerà così il duplice obbiettivo di offrire ai visitatori un ulteriore servizio e di avere un rientro economico per la gestione del Terminal.

Con punto di riferimento d’arrivo e partenza dal piazzale inferiore del terminal si é studiata la nuova rete viaria interna.

Presupposto principale l’interindipendenza dall’attuale rete esistente sia statale che provinciale, pur essendo ad essa allacciata.

E’ prevista l’esecuzione di un’asse principale di fondo valle sul versante ovest della vallata che sottopassa il viadotto della provinciale per Atzara, si snoda nella località Su ponte, sottopassa il grande ponte della ferrovia, raggiunge la fine del rilevato sopra il tombinamento di consolidamento e piega verso Artuzia, converge a Panecresia, e spostandosi in località S’infertu prosegue per Tadderia sino a Bau Desulo. Da quest’asse viario si diparte il raccordo col centro salute e la diramazione per l’eliporto.

E’ previsto un’asse di scorrimento parallelo sul versante est sempre a fondo valle. Con partenza da Bau Desulo esso fiancheggia il lato est del galoppatoio sino a località Su caseddu, prosegue per S’iscara, Su ponte ecciu, riallacciandosi all’asse principale sul ciglio della fine del rilevato del tombinamento.

Sono previste tratte di interconnessione tra i due tronchi : raccordo da Tadderia a galoppatoio ; da passaggio a livello a sottostazione ferroviaria e congiungimento all’asse principale in località Su ponte.

Sono previste tratte di raccordo tra insediamenti e tratte esistenti : da strada provinciale a piazzale scuola d’arte; da strada statale ad area attrezzata sita in Bau Desulo; da piazzale nuovo depuratore a strada comunale Cricchigiassu; da strada statale a centro sportivo; da strada statale a centro ippico.

I percorsi sono scorrevoli con pendenze dolci non superiori al 6% . Si accompagnano lungo le pareti della vallata inserendosi, ove possibile, nei tracciati della strade esistenti, spostandosi a monte ed a valle coll’intento di raggiungere parti di territorio di particolare interesse e per permettere una più naturale fruizione del medesimo territorio.

Lo sviluppo complessivo dei due assi principali assomma a Km. 8.300, mentre le tratte di raccordo comprendono tracciato per Km. 2.900 per un totale di Km. 11,200 di percorsi viari nuovi ad esclusivo servizio degli insediamenti.

Si é optato per una sezione stradale compresa tra i 4/5 m., dotata di cunette praticabili protette da ciglio in pietra a vista e con manto di scorrimento in lastrati di cemento od in asfalto ruvido di colore chiaro su sottofondo apposito in tout venant arido.

Sono pure previsti manufatti ai compluvi in pietra a vista e barriere di protezione in legno massello a tipo palizzata. L’esterno dei percorsi é particolarmente curato col mascheramento delle scarpate e l’inserimento di un arredo urbano naturale (piantumazione di essenze a pronta crescita) e di elementi prefabbricati (panchine in ferro e simili) onde creare l’impressione di percorso più viabile che carrabile.

Lotto n° 2 “Interventi sul tessuto socio-culturale”

a) formazione professionale

Il piano formativo annesso al progetto di recupero del centro storico di Belvì ha la sua ragion d’essere nella convinzione che proprio gli abitanti della zona debbano guidare il futuro sviluppo del paese e del territorio.

E’ veramente impensabile che la forza lavoro impiegata nella realizzazione dell’intervento ed ancor più nella sua successiva gestione debba essere importata dall’esterno per mancanza in loco delle figure professionali necessarie ed occorrenti. E’ invece verosimile pensare di preparare i giovani dell’intera comunità montana a gestire un intervento, pur così complesso, determinando in questo modo l’avvio di un vero sviluppo – quello cioé che necessita di assistenza solo in fase iniziale, poiché nel tempo ha saputo creare la sua autonomia e la sua indipendenza -.

Il piano si rivolge a giovani e meno giovani di estrambi i sessi offrendo l’opportunità di una scelta formativa vasta ed articolata; l’intento dichiarato é quello di creare tutta la gamma di figure professionali necessarie alla gestione del futuro complesso (saranno stimolate le formazioni di società ).

Le proposte formative si articoleranno in cinque aree che sono :

   1) area di recupero e salvaguardia ambientale con i corsi di :

  1. a) Operatore R.E.A. (ripristino ecosistemi ambientali)
  2. b) tecnici di rimboschimento selettivo
  3. c) tecnici di gestione depuratore e controllo acque

   2) area di rivitalizzazione dell’artigianato con i corsi di :

  1. a) agenti di sviluppo
  2. b) gestori di aree attrezzate
  3. c) intagliatore
  4. d) artigiano del ferro battuto
  5. e) panificatore-dolciaio
  6. f) cucitrici di costumi e ricamatrici
  7. g) restauratori

   3) l’area dei servizi generali con i corsi di :

  1. a) tecnici informatici integrati
  2. b) tecnici amministrativi integrati
  3. c) manutentori di strutture murarie ristrutturate
  4. d) manutentori idraulici e di pompe di calore ed altri sistemi di condizionamento
  5. e) qualificazione di elettricisti, pistrellisti, parquettisti
  6. f) tutti i corsi inerenti gli operatori alberghieri necessari  

   4) l’area dei servizi a supporto della domanda turistica con i corsi di :

  1. a) animatori turistici
  2. b) organizzazione di ricettivo
  3. c) addetti al museo delle scienze (imbalsamatori)
  4. d) addetti al museo delle scienze (guide)

   5) area dei servizi a supporto specifici con i corsi di :

  1. a) addetti equitazione (3 corsi)
  2. b) addetti centro sportivo
  3. c) addetti centro salute (6 corsi)
  4. d) addetti centro congressi
  5. e) addetti golf (2 corsi)
  6. f) addetti trasporto interno
  7. g) addetti trasporti aereo (2 corsi)

Il totale degli allievi interessati dalla formazione sarà di circa 450 contro i 350 posti di lavoro da occupare (valutiamo in un 10% la quota di abbandono delle attività corsuali come percentuale fisiologica).

Il numero di ore per corso varierà dalle 600 alle 900 annuali ; molti dei corsi citati saranno biennali ; sarà triennale innovativo solo il corso per “Operatori R.E.A.” .

Le strutture ricettive per l’attuazione del piano formativo sono rese disponibili dagli enti locali.

Il C.F.R.P. di Tonara potrebbe fungere da centro di riferimento per l’operazione formativa che é stata studiata e predisposta da un Ente di formazione professionale (l’AG.OR.A.) che la seguirà in ogni fase di sviluppo.

Il piano formativo sarà presentato nei modi e nei tempi previsti dalla legge al competente Assessorato al Lavoro e Formazione professionale.

  1. b) “Museo di scienze naturali”

L’ubicazione : a monte della strada di circonvallazione in località Pereluxie in aderenza al fabbricato adibito precedentemente alla scuola media e nell’area di pertinenza del medesimo allargata sino all’area di sedime del Centro informatico e direzionale.

Tale area é stata prescelta sia per un utilizzo immediato dei locali ex scuola media (spostamento provvisorio del museo in quella sede), sia per la concomitanza dell’adiacenza al parco pubblico in parte trasformate in sede museale naturale (“Orto botanico”).

Si dovranno impegnare circa 10.000 mq. di terreno, di cui 8.000 da acquisire.

L’accentuato dislivello dell’area rispetto al piano viario della prospicente strada di circonvallazione, e l’intendimento di portare l’atrio d’accesso al livello del piano di calpestio del fabbricato adiacente, ha condizionato la scelta progettuale.

Nell’ottica di un inserimento razionale e funzionale del complesso, nel contesto sia del fabbricato presistente che paesaggistico, per un impatto ambientale gradevole ed accettabile, si é prevista una costruzione a mezza costa su 4 livelli diversi. Si é tenuto conto delle esigenze sia dell’utenza di transito, che della residente turistica : all’uopo a quota strada é stato previsto uno slargo per la sosta temporanea di autobus; sempre a quota strada, nel piano a pilotis destinato per metà a parcheggio autovettura, é stata realizzata una fermata per i veicoli utilizzati dal sistema integrato dei trasporti interni (trenino gommato a trazione elettrica). Dal piazzale interno si diparte una doppia rampa di scale di cui una a gradoni, racchiudente uno spazio a verde attrezzato, per accesso del pubblico al piano superiore. Sul lato nord, una rampa pedonale consente al personale dipendente un accesso di servizio.

Il primo piano é destinato a laboratori, magazzini, archivio, uffici diversi, direzione e segreteria. Il piano é disimpeganto da ampia terrazza frontale.

Un’altra coppia di rampe, similari alla prima, conduce al terzo livello, ovvero al salone d’ingresso, provvisto di adeguati servizi igienici, di posto di ristoro, ambienti per custode e guide, con accesso diretto al primo salone di esposizione. Copertura di piano pari mq. 1.000 di cui 800 circa per esposizione e 200 per servizi. Un’ampia terrazza a livello si affaccia panoramica sulla vallata.

Due doppie rampe di scale interne conducono al quarto livello, una destinata alla salita e l’altra alla discesa.

Il quarto livello é solo ad uso espositivo e si articola in due sale parallele raccordate da due ampi accessi centrali per una superficie coperta di circa 1.100 mq. .

Pur essendo uno studio di larga massima, e pertanto soggetto ad una accurata rivistazione tecnica in fase di progettazione esecutiva, in specie per il comparto espositivo, l’articolazione presentata, pur semplice nella sua formulazione, risponde alle moderne esigenze della visitazione museale, sia come fatto di semplice curiosità che di ricerca e studio specifici. Un’unico centro di accettazionne e disimpegno (salone d’ingresso), dotato di un minimo di comfort e servizi; una zona ad uffici-laboratori isolata e nello stesso tempo pronta e vigile ad ogni occorrenza (secondo livello); una superficie espositiva di vaste dimensioni (800mq.) al terzo livello dotata di fruibile terrazza panoramica e di riposo; una ulteriore superficie espositiva (quarto livello) di 1.100 mq. circa che può essere diversificata ed ampliata, avendo raggiunto la quota del terreno naturale, con fruizione del parco boscoso in adiacenza, e visitazione delle predisponibili esposizioni esterne riferite ai reperti botanici in perenne dotazione (flora locale) configura uno schema organico funzionale di corretta impostazione.

Le strutture verticali ed orizzontali portanti ed i muri di sostegno interni sono previsti in cemento armato. Le murature di contenimento a vista devono essere realizzate in pietra locale listata. I partiti costruttivi di finitura e dettaglio sono stati progettati col deliberato proposito di uniformizzare ogni nuova costruzione da inserire nel territorio integrato con carature similari : coperture in tegole curve, infissi esterni in legni lucidato, ringhiere in ferro battuto, pavimenti in granito, intonaci civili e colori di facciata sfumati e inseriti con gusto nel fondale naturale.

L’arredo esterno si adegua : palizzate in legno, muretti in pietra, camminamenti lastricati, bordure di essenze locali.

Va da sé che gli interni, seppur semplicemente articolati, debbano, per necessità inderogabile di funzionalità, essere dotati di tutti gli accorgimenti tecnici atti a garantirne l’uso ottimale : all’uopo l’utilizzo di lastrature termoacustiche fonoassorbenti, di apparecchiature di condizionamento, di arredi specifici.

L’impatto ambientale pur in presenza dei volumi summenzionati, considerati gli accorgimento tecnici adottati di mascheramento e di rifinitura, é positivo : l’insieme si inserisce in maniera armonica nel contesto paesaggistico dell’intorno.

  1. c) scuola d’arte

Premessa per l’individuazione di un nuovo sviluppo economico di un territorio é la conoscenza della storia e delle tradizioni del passato e del presente, nonché della realtà della popolazione in esso residente o che in esso sia cresciuta emigrando poi in altri lidi.

La tradizione ha trasmesso quale retaggio del passato ad alcuni artigiani locali la passione ed il gusto dell’intaglio dei mobili in legno, il piacere di un artistico manufatto in ferro battuto, la paziente concentrazione del ricamo e della tessitura a telaio foriera di piccoli capolavori. La grazia dei proddotti finiti si può ammirare in qualche abitazione locale poiché la maggior parte é stata trasferita altrove.

L’affermarsi dell’industria che riesce a produrre di più e a meno costo con la perdita della propria identita culturale nella rincorsa al benessere, ha mortificato l’artista-artigiano obbligandolo ad accantonare l’antico mestiere per uniformarsi alla nuove richieste di manufatti sempre uguali, funzionali, indistruttibili.

Si stanno perdendo sia i maestri sia gli allievi poiché nessuno vuole apprendere “un’arte” considerata improduttiva.

La realtà locale é incentrata dal lato artistico sulla persona e sulla figura di un artista della scultura in legno e pietra Tonino Loi, autodidatta, conosciuto a livello sovranazionale, e su alcuni altri misconosciuti apprendisti.

La strategia del nuovo sviluppo sociale ed economico, fulcro del progetto integrato d’area, prevede un recupero integrale delle professionalità sopracitate utilizzandole in qualità di “maestre” , per la generazione presente, alla conservazione ed alla trasmissione del patrimonio artistico, attraverso continui studi di perfezionamento, per poterlo inserire nel quotidiano con evidenti benefici sia finanziari che culturali.

E’ presente la materia prima, docenti ed allievi, per loro é necessario costruire una idonea struttura nella quale si possa trasmettere il sapere od il saputo a chi intende conoscere, imparare, apprendere.

In particolare posizione panoramica, ai piedi del massiccio di Pizzepranu, il monte che fronteggia ad ovest il paese, un terrazzamento incastonato nel bosco di lecci ed un tempo adibito a campetto sportivo, é il luogo ideale per questo insediamento.

L’articolazione del progetto é stata guidata sia dalla situazione del luogo, che non deve essere snaturata, sia dal particolare indirizzo di studi della scuola d’arte.

Su un’ampio semicerchio, posizionato sul vasto piano del terrazzamento, con la concavità rivolta ad ovest, sulla perimetrazione esterna con orientamento est-ovest, si sono progettate quattro aule di studio, dalle dimensioni interne di m. 6×9 ed un’aula magna dalle dimensioni di m. 12×12 da adibire anche a locale per esposizioni temporane.

Le unità di insegnamento , indipendenti tra di loro sono collegate a corpi bassi destinati a servizi igienici e magazzini.

Un lungo corridoio frontale viene utilizzato per disimpegno comune. All’estremità nord del medesimo, alla confluenza del tunnel sopraelevato di raccordo con la foresteria (vedi oltre), é situato l’atrio di ingresso con gli uffici di direzione e segreteria.

All’interno del piazzale per tutto il perimetro, compreso il fronte fabbricato scuole, corre un porticato aperto per meditazione-riposo, a similitudine di chiostro, con doppio braccio di portico che taglia il piazzale di sbieco.

Risulta una superficie coperta di circa 2.000 mq. , di cui 850 a portici e 1.150 per locali scolastici.

Stante la distanza dal centro abitato, la presumibile presenza di allievi e docenti non locali, la specificità dei corsi che possono articolarsi a tempo pieno, la necessità di “vicinanza fisica” tra allievo e docente, si é pensato di dotare l’impianto didattico di una struttura ricettiva destinata a foresteria.

Nel piazzale d’accesso all’interno del complesso a livello inferiore di circa 4 m. dal primo terrazzamento si é progettato un fabbricato a due piani con pianta ad L aperta.

Al piano terra sono ubicati atrio, accettazione, sala pranzo-cucine ed annessi, sala lettura e biblioteca. Al primo piano con accesso interno 14 stanze biletto con servizi per allievi, e 6 miniappartamenti bivano e servizio per il corpo docente od ospiti esterni. Le stanze e le residenze sono disimpegnate da un ampio corridoio centrale.

Il tutto per mq. 600 a piano.

Dal corridoio del primo piano un tunnel sopraelevato conduce direttamente all’atrio del corpo scuola.

E’ stato previsto un fabbricato per custode e tre bungalows a schiera di mq. 70 ciascuno da destinare a soggiorno di eminenti personalità artistiche invitate ad operare alla scuola.

Il complesso é pure dotato di ampio parcheggio collegato con strada privata alla viabilità pubblica.

I partiti costruttivi che verranno utilizzati saranno per buona parte locali : muratura esterna a vista, copertura in manto di tegole curve, infissi interni ed esterni in legno massiccio, ringhiere ed inferriate in ferro battuto, rivestimenti e pavimenti in lastrati di granito e pietre dure.

Il tutto con l’obiettivo di inserire il nuovo complesso ai piedi della montagna in naturale prosecuzione della medesima per un dolce, non avvertibile impatto ambientale.

  1. d) itinerari ecologici

Un piano integrato d’area ha ragion d’essere ed é valido se investe l’intero territorio utilizzando tutte le risorse.

Laddove l’area non ha motivi sufficienti per essere oggetto di interventi di trasformazione produttiva, laddove deve rimanere al naturale nel rispetto di vincoli idrogeologi o paesaggistici, laddove racchiude in ristretti o vasti confini i reperti o le vestigia di vecchi insediamenti nonché testimonianze di vecchi modi di vivere, tutte parti di territorio di difficile attivazione economica, bisogna intervenire in modo originale ed “integrato”.

Sino a pochi anni fa era offerta turistica appetita, perlomeno in Sardegna, la manifestazione folkloristica, il complesso nuragico, le vestigia dei conquistatori, le cattedrali coi politici del maestro di Castelsardo, le grotte di Nettuno o del Bue marino, le indimenticabili porchettate nel Supramonte all’ombra di lecci secolari.

Il filone si é presto esaurito per la poca fantasia dell’offerta (sempre la stessa) con la conseguente nausea per la feroce, continua, assillante pubblicizzazione dello stesso prodotto, esitato con le medesime foto da mille organizzazioni diverse, rivolto ad una utenza turistica ingabbiata in pullman, scorrazzante per le strada nell’isola nel proclamato intento racchiuso nella locandina della premiata organizzazione che offre “favolose escursioni in Sardegna con periplo dell’isola in tre giorni compresa traversata” e a caratteri più piccoli “partenza da Napoli o Pisa”.

L’indirizzo turistico individuato del presente progetto é certamente differente, rivolto ad un utenza con mentalità nuova desiderosa di un “orignale prodotto”.

Questa la proposta operativa.

Il territorio interessato al piano é riccamente forestato, le vallate sono coperte d’alberi d’alto e medio fusto che senza soluzione di continuità si accompagnano lungo crinali e fondo-valli intersecati tra loro. Discrete sorgenti d’acqua dolce sgorgano a monte ed a valle creando piacevoli oasi di frescura nella calura estiva. Dai valichi e picchi si godono pittoreschi squarci paesaggistici. I silenzi degli ampi spazi sono rotti dai rumori prodotti da un’avifauna particolarmente numerosa. Ogni tanto uno scampanio festoso di minuscoli greggi con la immancabile vigile presenza, ieratica figura, del pastore barbaricino che “non vede,non sente,non parla”.

L’attuale turista frastornato nel suo vivere quotidiano dal massacrante rumore della civiltà, violentato in ogni istante di soggiorno nei villaggi turistici dalle mirabolanti proposte degli animatori di turno, inconsciamente desidera, appetisce il silenzio, la quiete, la tranquillità, la vita naturale; va alla ricerca di un “diverso” dal suo quotidiano, che al suo cuore permetta un ritmo lontano dall’infarto.

Ci si propone di soddisfare tale fabbisogno con offerte varie :

– la breve passeggiate sul belvedere con spazi di riposo

– l’itinerario che attraversa i boschi interrotto unicamente da soste alle numerose sorgenti

– l’itinerario delle vette con soste nei punti più panoramici

– un percorso rivivente le antiche tradizioni : dalle domus de janas a “su cuile” (riattrezzando all’uopo le strutture)

– l’itinerario gastronomico : dal fragolaio selvatico, ai cespugli di more, alla macchia dei corbezzoli (a seconda della stagione), alla raccolta di funghi, alla pesca nei fiumi, al terminale di un punto ristoro con porchetto /agnello/capretto arrosto gestito da pastori

– l’itinerario a cavallo per boschi e valli.

I percorsi chiaramente indicati e quindi facilmente utilizzabili saranno dotati negli spiazzi di sosta di opere di servizio o di supporto.

Lo sviluppo complessivo degli itinerari suelencati é di circa 30 Km.

Le opere prevedono una chiara segnaletica, un ripristino di sedimi (sentieri e tratturi), opere di protezione nei punti di possibile pericolo, sistemazione di sorgenti, ripristino di locali preesistenti nei punti di ristoro, corretto insediamento delle iniziative collaterali (fragolai, fungaie, laghatto pesca, fruttiferi selvatici, ecc.), onde soddisfare le richiesta dell’utenza fornendo un servizio fondamentale anche se apparentemente complementare.

  1. e) centro di memoria storica

La memoria storica di un progetto come quello proposto é certo un fondamentale aspetto che non può essere accantonato sia per motivi strettamente storici, sia per quelli non meno importantri di promozione , di marketing, di commercializzazione del “Prodotto Belvì” e per gli evidenti ritorni di natura economica che sono facilmente prevedibili.

Il “prodotto” che si intende confezionare, sottolineando sin d’ora la posizione anomala del Centro di memoria storica tra gli altri 24 progetti in quanto non si tratta di un’opera fisica da realizzare, ma di un “servizio”, é composto da :

  1. a) un libro che racconti la storia del paese (anche sotto il profilo storiografico – saranno inseriti scritti e mappe d’epoca) e soprattutto lo svilupparsi del progetto di ristrutturazione; una abbondante iconografia dettaglierà le fasi evoluiti a partire da uno “statement” accuratamente rilevato (sarà anche utile come base di lavoro per la ristrutturazione di particolari architettonici od altri).
  2. b) una repertazione fotografica di ogni fase di intervento progettuale : dallo statement alla fine delle realizzazioni (compresi gli scavi all’interno del paese); gruppi classificati d’immagini costituiranno la struttura di monografie specifiche ad indirizzo professionale od editoriale (pensiamo alla ristrutturazione di ogni singola casa, ai dettagli relativi agli infissi ed ai manufatti in ferro, agli arredamenti delle abitazioni, agli arredi urbani ecc.).
  3. c) un lungometraggio (realizzato in alta definizione – ed in ciò si può coinvolgere la RAI peraltro interessata al progetto) da utilizzare come momento promozionale a livello internazionale o anch’esso da suddividere in segmenti di illustrazione di specifici particolari.

Conclusi i lavori di realizzazione il Centro trasformerà la sua struttura organizzativa e gestionale in Centro Promozionale dell’intero complesso.

La sede iniziale e temporanea dell’attività – durante lo svolgersi dei lavori – sarà ubicata in alcuni locali di fortuna – la sede definitiva sarà ubicata nella piazza principale.

Su una superficie di 110 mq., opportunamente attrezzato ed interconnesso col mercato turistico, in neo Centro promozionale curerà l’immagine ed il marketing del “Prodotto Belvì”; si proporrà inoltre come fondamentale riferimento anche di tutte le manifestazioni artistiche, culturali e di spettacolo che animeranno la vita del paese.

L’organizzazione del lavoro si basa su uno staff di 4 membri con specifici incarichi e 1 segretaria; saranno attivate collaborazioni esterne al momento d’uso.

Lotto n° 3 ” Interventi di sviluppo produttivo”

a) aree di insediamento piccola impresa

Una delle motivazioni, forse la principale, del mancato inserimento nell’economia regionale dell’attività artigianale locale, pur numerosa in addetti, professionalità singola, capacità produttiva, é la estrema carenza di strutture organizzate rivolte non solo a produrre, ma soprattutto ad indirizzare le produzioni in linea con quanto richiesto dal mercato, altresi imponendo promozionalmente il prodotto locale, presentato quale “pezzo unico” creato dal felice connubio di un’arte secolare coniugata alle richieste del progresso.

La struttura é mancata non per carenze di idee, ma di spazi strutturali, accentuando il già isolazionistico spirito individualista dell’operatore locale, relegato in ambienti di mera fortuna, riciclati e pertanto non idonei a produrre competitivamente di fronte alla concorrenza.

E’ estremamente positiva l’impostazione di voler creare nel territorio aree attrezzate, viste sia nell’ottica dell’interesse squisitamente locale che circondariale, concentrando risorse ed energie ora disperse in tanti rivoli improduttivi.

Riconfermando la bontà e l’estrema positività dello studio integrato d’area, per la popolazione del comune di Belvì e per quanti interessati nei comuni adiacenti, si sono individuate due aree atte ad insediamenti artigianali e di piccola impresa.

Le ubicazioni si sono rese possibili per il previsto realizzo prioritario sia del consolidamento del piede dell’abitato di Belvì, che della bonifica integrale del fondo valle.

Le opere citate hanno reso materialmente possibili il recupero dell’area in località Su ponte che insiste sul rilevato del Rio Ispissalia, e vivibile e facilmente accessibile l’area in località Bau Desulo.

Sulla falsariga delle esigenze nel realizzo e gestione delle opere tutte di cui al piano integrato d’area , e da accurate indagini in loco, si é dedotta la necessità oltre che l’indispensabilità di dover dotare gli imprenditori artigiani interessati di spazi operativi onde insediare razionali fabbricati destinati esclusivamente alla produzione, in complessi omogenei completi di servizi comuni.

Nella località Su ponte, su un’area complessiva di mq. 34.650, con articolazione planimetrica a serpentone che segue l’andamento della valle, a cavallo del nuovo asse viario interno principale di fondo valle, sono stati individuati N° 10 lotti di cui 8 da 1.500 mq. e 2 da mq. 3.600, nonché un’area per esecuzione per fabbricati di servizio per altri 1.250 mq. . Sono destinati a strada circa 4.500 mq., a parcheggi comuni mq. 1.600, a verde attrezzato altri mq. 2.000.

E’ stata congelata con generica definizione di area disponibile una suoerficie di circa 6.000 mq., inserita nel piano, e lasciata a riserva per possibili sviluppi.

Si presuppone l’insediamento di 3 artigiani per industria del legno, 3 per opere in ferro, 1 per piccola industria dolciaria, 1 per panificazione e simili, 1 per filatura e tessitura artigiana. I 2 maggiori lotti sono destinati al settore commerciale, rivendita di materiali edili ed affini.

Sono rimaste inevase le istanza di artigiani carrozzieri, trasportatori e movimentatori mezzi meccanici, officine meccaniche propriamente dette, impiantisti in genere.

Pertanto nella facile previsione di un positivo sviluppo si propone una ulteriore area a Bau Desulo, ai piedi della stazione ferroviaria Desulo-Tonara.

L’insediamento si stende su un’area di circa 90.000 a forma rettangolare, con accesso esterno da stazione ferroviaria e strada statale, ed interno dalla comunale per Cricchiggiassu.

Si sono idividuati N° 21 lotti per con le stesse destinazioni, ed un lotto per servizi d’area nonché 2 lotti ad indirizzo commerciale di vendita all’ingrosso.

Sono previsti 10 lotti da 3.000 mq. cadauno ed 11 da 1.500 mq. destinati a : lavori in legno N° 5, lavori in ferro N° 2, industrie dolciarie (torroni, biscotti), N° 2, panificazione ed affini N° 2, lavorazione tappeti N° 2, lavorazione in cuoio ed affini N° 1, lavorazioni tipiche N° 2, officine meccaniche N° 2, lavorazioni diverse N° 3.

Sono destinati a strada interne mq. 14.000 , ad area parcheggio mq. 6.000, a verde attrezzato mq. 10.600.

Per ambedue gli insediamenti si utilizzano partiti costruttivi similari : le sedi stradali sono previste con sottofondo in tout venant arido e strato superione in asfalto 6+2 cm.; le aree di parcheggio hanno medesima pavimentazione; le reti fognarie in sotterraneo vengono convogliate ad appositi impianti di pretrattamento ed immesse nei collettori fognari territoriali; le reti idriche di alimentazione sono collegate alle condotte dell’acquedotto consortile; é previsto per ogni area un serbatoio interrato di riserva idrica alimentato da sorgive locali e collegato ad idoneo impianto di antiincendio; la rete di illuminazione sarà eseguita con sostegni adeguati e luci appropriate all’insieme; é pure prevista una idonea sistemazione degli spazi a verde piantumati con alberi di alto e medio fusto e bordure di essenze locali.

I due blocchi di centro servizi, dimensionati in funzione delle utenze, comprendono i centri operativi, locali di esposizione e vendita consortile prodotti, locali per custode , alcuni punti ristoro.

Gli insediamenti si inseriscono positivamente nel contesto paesaggistico; una corretta gestione delle aree garantisce un accettabile impatto ambientale, reso possibile dalla qualificazione delle attività, con spostamento nella seconda area di quelle tipologie che potrebbero essere poco gradite nelle adiacenze dei centri urbani.

  1. b) aree attrezzate agricole

La mancanza di sbocchi di mercato ha dimensionato ai limiti dell’esaurimento la risorsa economica agricola del territorio. La ricomparsa di una domanda che privilegi la qualità (aroma, sapore, consistenza) col marchio DOC ecologico, oltre che l’assorbimento garantito perché proposto ed imposto in sede locale, a seguito della realizzazione del progetto integrato d’area, potrebbe rivitalizzare il settore con ottime prospettive per il futuro.

A garanzia di una produzione costante e certa é indispensabile però provvedere ad una organizzazione intelligente che consenta all’operatore di poter esitare prodotti di buona qualità ed a prezzi competitivi ricavando equa retribuzione per la sua prestazione e per l’investimento di capitale.

La individuazione e razionale realizzazione di aree attrezzate é il naturale sbocco alla ipotesi summenzionata.

Area attrezzata é quella parte di territorio scelta per la morfologia dei terreni, per la felice esposizione geografica, per la facilità d’accesso e disimpegno, per la presenza di quelle risorse naturali (acqua e suolo) necessarie allo sviluppo ed all’attività specifica.

All’uopo sono state individuate le aree sotto descritte :

1) località Laddai insistente su una superficie di circa 13 ettari, distribuita in 8 riparti aziendali, indirizzati a colture intensive ortive a cielo aperto od in serra, fruttiferi consociati ad ortivi, semplicemente fruttifere.

I riparti aziendali variano da mq. 8.000 a mq. 25.000. Le superfici non intensamente coltivabili verranno impiantate a verde perenne con fascie di frangivento o boschetti nelle scarpate o collinette.

2) località s’Albarisca insistente su una superficie di ettari 5 distribuita in numero 4 riparti aziendali indirizzati a colture intensive fruttifere consociate ad ortivi, ortivi a cielo aperto od affiancati da serre, fruttiferi specializzati.

I riparti aziendali variano da mq. 10000 a mq. 15000.

La rete di irrigazione é alimentata dall’invaso di Rio Funtana sa craba .

La rete elettrica si allaccia alla cabina ENEL di Sulonì.

3) località Illanosas insistente su una superficie di ettari 15 distribuiti in 4 riparti aziendali variabili dai 18.000 ai 60.000 mq.

L’indirizzo colturale é sempre il medesimo.

E’ previsto un serbatoio di accumulo acque irrigazione alimentato da acquedotto rurale esistente.

L’intervento sulle singole aree si articola similare, salvo peculiarità, in :

– esecuzione di strade interne di disimpegno ed accesso alle singole attività colturali;

– esecuzione di opere di sistemazione dei terreni con eventuali sbancamenti a terrazzamento;

– opere di adduzione, di accumulo e distribuzione di acqua per irrigazione;

– adduzione e distribuzione energia elettrica;

– costruzione di centro servizi d’area con locali comunitari per magazzini scorte, ricovero mezzi , sale prima lavorazione ecc.;

Gli insediamenti, sia nella predisposizione progettuale, sia in fase esecutiva, verranno curati affinché possano inserirsi positivamente nel territorio senza creare problemi all’equilibrio del paesaggio e rispondere alle esigenze di un corretto impatto ambientale.

  1. c) aree attrezzate di allevamento

Pur non avendo mai avuto il territorio di Belvì specifico indirizzo agro-pastorale, é sempre esistito un piccolo patrimonio zootecnico (pecore, capre, maiali e qualche bovino da lavoro e da latte).

Pur potendosi servire nei comuni viciniori, che rappresentano nel settore dell’allevamento una grossa realtà economica nel mercato isolano, si é pensato che un peculiare indirizzo di allevamento, cioé quello relativo ad un allevamento selettivo di animali di piccola taglia, poteva essere utile come ulteriore momento di utilizzo di risorse territoriali ed umane. Il mercato dei prodotti ortofrutticoli poteva ampliarsi con la disponibilità di pollame, selvaggina, altri animali da cortile, allevati biologicamentee col marchio DOC.

Per l’allevamento di tali specie sono state individuate aree atte allo scopo e precisamente in località s’Albarisca su una superficie di circa 5 ettari, ripartita in 5 lotti funzionali si verrà ad insediare :

– insediamento N° 1 : 1 area per l’allevamento di lattonzoli

– insediamento N° 2 : 4 aree per l’allevamento di pennuti (fagiani, faraone, quaglie, pernici e polli).

E’ previsto l’inserimento nell’appezzamento N° 5 di un centro servizi comune quali magazzini scorta, macchinari ed ogni quanto altro occorrente.

Nell’area le strutture nuove fuori terra sono ridotte all’essenziale e sono previste le eventuali costruzione ben inserite nella vallata senza alterarne i contorni, garantendo, nella gestione degli impianti ogni necessario atto all’attenuamento dell’impatto ambientale conseguente.

Lotto n° 4 “Interventi di sviluppo zonale”

a) centro ippico

Pur essendo suddiviso in tre subsegmenti e localizzato in tre zone fisicamente separate l’intervento è da considerarsi unico.

Il ciclo produttivo si svolge in tre zone :

  1. a) una ampia zona da attrezzare per l’allevamento in località Funtana sa craba nel costone da “Punta Crispisu” a s’Albarisca
  2. b) una seconda zona in località “S’Iscara” dove avviene la preparazione dei puledri per la loro immissione nel mercato od il loro utilizzo diretto (annessa al galoppatoio – vedi)
  3. c) una terza zona da adibire ad ubicazione di un ulteriore maneggio, e come punto di partenza per gli itinerari ecologici a cavallo per ospiti o visitatori occasionali.

L’area da destinare all’allevamento avrà un carico di non più di una fattrice ogni 2 ettari con la previsione di una integrazione alimentare con foraggio ed avena o mangimi integrati e bilanciati nei periodi di scarso pascolo naturale.

La gestazione prima e la crescita del puledro poi avverrà nel modo più naturale possibile, fatta eccezione per la riproduzione che si svolgerà invece sotto il diretto controllo di personale esperto e con l’utilizzo di riproduttori di alta qualità e grande genealogia.

Nell’area saranno predisposte almeno tre stazioni di assistenza in cui i cavalli, allo stato naturale, possano abbeverarsi, ripararsi dalle intemperie e dal sole e possano ricevere eventuali integrazioni alimentari. Queste aree saranno opportunamente recintate in modo da consentire il controllo indisturbato dei soggetti per poter verificare costantemente le loro condizioni di salute, il loro sviluppo morfologico, la loro crescita, il loro carattere ecc.. Sempre in queste stazioni verrà realizzato un sistema che consenta la facile cattura dei soggetti senza danni fisici o psichici per gli stessi.

La seconda fase del “ciclo produttivo” si svolgerà nelle strutture del maneggio e del Centro ippico ubicate nel fondo valle in località S’iscara. Qui i puledri, prelevati dall’allevamento ai due anni, vengono gradatamente educati al box e quindi domati da personale esperto. Comincerà quindi per il puledro la fase vera e propria dell’addestramento. A seconda delle sue attitudini il cavallo verrà indirizzato al salto, al galoppo, oppure al treking.

Per questo il centro ippico sarà dotato di una pista piana per galoppo, di vari maneggi e di svariati percorsi che possano, dietro la giusta guida, dressare e rendere equilibrato oltre che sano e resistente il prodotto che si vuol offrire.

I soggetti migliori verranno portati alle rassegne equine più qualificate (Premio Regionale Allevamento di Chilivani per i 3 anni, e Premio Nazionale Allevamento di Grossetto per i 4 ed i 5 anni), dove la loro presenza contribuirà a diffondere l’immagine del prodotto che si vuol vendere ed a pubblicizzare nel migliore dei modi il centro ippico che si intende realizzare.

La pista piana e le strutture del maneggio sorgeranno in località “S’Iscara”.

L’andamento pianeggiante favorisce l’inserimento di una pista di 1.400 metri circa. Dovendo però la stessa attraversare, o meglio sovra passare, dei corsi d’acqua in tre punti distinti occorrera realizzare qualche movimentazione di terra e tre scavalchi di modeste dimensi. Per il resto, maneggi, percorsi, strutture fisse ecc.. sorgeranno senza movimentazione di grossi volumi di terra e si inseriranno nel modo più naturale possibile nella valle, lasciandondone quasi inalterato l’aspetto attuale.

Caratteristiche tecniche

Le zone destinate all’allevamento, circa 180 ettari, di proprietà comunale, sono per lo più già provviste di recinzione. Occorrerà unicamente una verifica delle recinzioni esistenti ed eventualmente la posa in opera delle loro parti mancanti o non idonee. Sono state individuate all’interno dell’area cinque o sei zone distinte dove poter installare le stazioni di assistenza per le fattrici ed i puledri. Ognuna di esse sarà baricentrica rispetto al territorio di influenza di ogni singolo branco di cavalli e sarà delimitata con recinzione, aperta in vari punti, in paletti di castagno.

I cavalli all’interno di questo recinto trovaranno capanni di riparo dai venti dominanti e dal caldo sole estivo, troveranno una fonte naturale dove abbeverarsi ed alimentazine nei periodi magra. Il recinto verrà chiuso solo in occasione della cattura dei puledri da avviare alla doma, cattura che grazie alla apposita recinzione avverrà per quanto possibile senza danni per i soggetti.

Con queste strutture e con queste aree a disposizione la crescita e lo sviluppo dei puledri avverrà in modo naturale e col minimo impegno di mano d’opera. Si dovrebbero quindi ottenere dei buoni soggetti, interessanti e di discreto valore commerciale ad un costo relativamente contenuto.

Il centro ippico vero e proprio, le strutture per la preparazione ed il mantenimento dei cavalli, occupa una area di circa 15 ettari.

Esso è costituito da tutta una serie di attrezzature che consentono di svolgere nel contempo la preparazione dei puledri del centro ed il mantenimento a pensione di una ventina di cavalli privati.

Le principali attrezzature di cui il centro addestramento si compone sono una pista per corse piane di galoppo di circa 1.400 metri, omologabile anche per corse con totalizzatore, un campo ostacoli per concorsi ippici che utilizzando parte della pista raggiunge le dimensioni di 90 x 60 metri, un campo ostacoli coperto di circa 5.000 mq quasi totalmente interrato e quindi nascosto ed immerso nel verde, 40 box 3 x 3.50 m di cui due attrezzati per interventi veterinari su equini, una clubhouse con sala riunioni per proiezioni, lezioni e corsi di specializzazione ecc..

All’interno del centro è inoltre presente una foresteria per 10 persone che potrebbero essere fantini, allenatori, allievi convittori di corsi per formazione professionale di artiere ippico, mascalcia, doma e addestramento di cavalli.

A questi impianti principali si aggiungono tutta una serie di impianti ed attrezzature minori di supporto quali maneggi di lavoro, percorsi di cross, maneggio coperto, selleria, magazzini ecc.

Le dotazioni saranno tali da consentire di lavorare e quindi di produrre in qualunque periodo dell’anno. Le principali attività che si possono svolgere, in aggiunta alle altre suddette, saranno corse in piano ed a siepi, manifestazioni ippico folcloristiche, gare di poney della Giara, gare di esibizioni di equilibrismo a cavallo, concorsi ippici anche internazionali.

  1. b) centro sportivo zonale

Il complesso sorgerà in zona “S’Iscara de Tonara”.

Esso integrerà ampliandolo quello già progettato dalla Comunità Montana (che prevede fra l’altro una piscina coperta di cui una di dimensioni olimpiche ed un solarium).

La zona scelta per questo segmento progettuale ben si presta ad insediamenti di questo tipo, infatti il suo sviluppo in direzione nord-sud e la sua natura pressochè pianeggiante permettono di posizionare i vari impianti previsti nel loro corretto orientamento con relativamente modesti movimenti di terra lasciando quasi inalterata la naturale conformazione della vallata e degli spazi ad essa circostanti.

Ad est l’impianto è dominato dall’alto dalla strada Desulo-Belvì.

Chi percorre questa strada potrà quindi facilmente godere di un panorama decisamente suggestivo : una vallata, riqualificata a seguito della bonifica di cui al relativo segmento progettuale, utilizzata con delle attrezzature verdi quasi totalmente prive di fabbricati o volumi emergenti che possano contrastare o mal inserirsi nel paesaggio.

La superficie complessiva da occupare è di circa 10 ettari, in essa dovranno essere realizzati un campo di calcio con pista di atletica e relativa tribuna, quattro campi da tennis, uno di basket, uno di pallavolo, quattro campi di bocce, un campo di calcetto ed una palestra, il tutto con le relative strutture di supporto e di servizio.

Il campo di calcio, in erba e con impianto di irrigazione automatico sarà dotato di impianto di illuminazione.

La pista di atletica e gli altri campi da gioco, tutti dotati di impianto di illuminazione, saranno ralizzati con superfici sintetiche e secondo le più moderne tecnologie al fine di garantire delle superfici di gioco confortevoli e piacevoli anche per il giocatore più esigente.

Questi impianti integrati da quelli previsti nel progetto della Comunità Montana e da quelli esistenti, già oggi largamente insufficienti per gli abitanti che su di essi gravitano, sono stati programmati per essere utilizzati nel periodo di alta stagione anche dal notevole numero di ospiti previsti nel progetto integrato.

Nei periodi di bassa o media stagione, gli impianti potranno essere utilizzati attraverso convenzionamento con le varie Federazioni Sportive, per ospitare corsi di aggiornamento, corsi di specializzazione, ritiri collegiali, raduni ecc.. In questo modo oltre che far fruttare con continuità la struttura si procurerebbe un rilevante ritorno indiretto di non trascurabile importanza, cioé la pubblicità di larga scala che accompagna sempre lo spostamento di rappresentative sportive, allenatori, arbitri ecc.. Una forma di pubblicità molto efficace che porterebbe, attraverso i mass media, l’immagine di Belvì in tutta l’Europa.

  1. c) centro salute

Completamente inserito nel verde, a mezza costa della località S’infertu, il centro salute trova lì la sua ideale localizzazione.

La zona prescelta, esposta a Sud-Est, é completamente ricoperta di bosco. “Protetta” da qualunque segno di “civiltà” (da qualsiasi punto della valle non si vedono manufatti di alcun genere) offre all’ospite la più completa tranquillità. Luogo ideale per garantire un totale inserimento nella natura vede ubicate al suo interno sorgenti naturali di acqua cristallina, innumerevoli specie di piante e fiori, un limpido rivo.

Le comunicazioni fra il Centro Salute ed il “resto del mondo” avverranno col trenino di cui al relativo segmento progettuale.

L’area interessata alle opere vere e proprie non supera i tre ettari.

L’insediamento è costituito dal “Centro” di1.220 mq disposti su più piani sfalsati, da cui si dipartono una serie di vialetti completamente inseriti nella vegetazione esistente che conducono a delle piccole unità abitative accoppiate, boungalow, di circa 40 mq. l’una.

Esse saranno principalmente di due tipi, il primo costituito da una camera matrimoniale più servizio e saloncino, il secondo è costituito da due camere da letto singole, due servizi ed un saloncino.

Queste tipologie ed il loro possibile abbinamento consentono una certa flessibilità d’utilizzo da parte di utenze con esigenze differenziate.

Ogni unità sarà arredata con mobili rustici, avrà un caminetto, una piccola legnaia, una terrazza; i prospetti saranno tutti rivestiti in pietra naturale del posto e le tegole della copertura saranno di recupero. Il tutto sarà inserito nella campagna con armonia e soprattutto sembrerà lì da sempre, darà proprio la convinzione a chi vi soggiorna di rivivere posti e situazioni appartenenti ad un passato orami remoto.

Il nucleo vero e proprio del “Centro Salute”, per adattarsi alla conformazione del terreno declive, sarà per una buona parte seminterrato ed avrà le parti emergenti a copertura piana in parte attrezzata a verde ed a solarium ed in parte con inserita una piscina di discrete dimensioni.

Il centro è articolato su diversi livelli così da non uscire dal terreno con volumi che possano alterare visibilmente la natura dei posti.

Al suo interno troveranno spazio tutta una serie di attrezzature e di servizi che lo renderanno veramente degno di tal nome.

Nel Centro infatti, oltre ad i servizi generali, quali ambulatori, ristorante per 60 coperti, sala ritrovo panoramica, ecc. troveranno spazio una serie di servizi specialistici quali una palestra di più di 100 mq completamente attrezzata per la rieducazione fisioterapica, per ginnastiche dimagranti e di cultura fisica, ci saranno due saune, due sale per massaggi, vasche per idromassaggi, centro di terapia medica estetica; è prevista la realizzazione di una piccola, ma completa sala operatoria con annessi per chirurgia estetica.

L’ospitalità, l’arredamento di ottimo gusto, la tranquillità dei luoghi, la natura ristoreranno e faranno riposare la mente dallo stress accumulato, mentre il personale altamente qualificato, la gentilezza e la professionalità degli addetti aiuteranno l’Ospite a migliorare e ritemprare il fisico.

  1. d) Centro informatico e direzionale

L’ubicazione sarà a monte della strada di circonvallazione in località Pereluxie, nelle adiacenze della nuova sede del Museo e del parco pubblico, su un’area di circa 3000 mq.. L’area prescelta, di particolare valore panoramico (domina l’intero insediamento nella vallata) si presenta scoscesa e con dislivelli dal piano strada al confine di 10 metri circa su una profondità di metri 45. Le caratteristiche menzionate hanno condizionate le scelte progettuali. Per un razionale inserimento nel contesto d’insieme ed un impatto ambientale accettabile, si é operato prevedendo una costruzione in arretramento dal nastro stradale e dal piazzale sopraelevato destinato a disimpegno e parcheggio articolando il fabbrico su tre livelli a gradinata.

Al primo livello un piano pilotis con parcheggi coperti ed accesso a mezzo scale ed ascensore ai piani alti, per un coperto pari a mq. 420.

Al secondo livello i locali ad uso ufficio – collocazione dell’hardware ed ubicazione dei terminali – si accede sia dall’interno (scale ed ascensore) sia tramite comoda rampa pedonale dal piazzale. Un’ampia terrazza a livello articolata ad L, bordata con fioriere, circonda su due lati il fabbricato, che prevede un coperto di mq. 360.

Al terzo livello, con accesso interno ed esterno (scala aperta), gli uffici di direzione e di rappresentanza per un complessivo coperto di mq. 240. Una terrazza frontale ed una balconata laterale ampliano lo spazio vivibile ingentilendo l’insieme.

Le strutture verticali ed orizzontali portanti ed i muri di sostegno interni sono previsti in cemento armato. Le murature di contenimento a vista devono essere realizzate in pietra locale listata. I partiti costruttivi di finitura e dettaglio sono stati progettati col deliberato proposito di uniformizzare ogni nuova costruzione da inserire nel territorio integrato con carature similari : coperture in tegole curve, infissi esterni in legni lucidato, ringhiere in ferro battuto, pavimenti in granito, intonaci civili e colori di facciata sfumati e inseriti con gusto nello fondale naturale.

L’arredo esterno si adegua : palizzate in legno, muretti in pietra, camminamenti lastricati, bordure di essenze locali.

Va da sé che gli interni, seppur semplicemente articolati, debbono, per necessità inderogabile di funzionalità, essere dotati di tutti gli accorgimenti tecnici atti a garantirne l’uso ottimale : all’uopo l’utilizzo di lastrature termoacustiche fonoassorbenti, di apparecchiature di condizionamento, di arredi specifici.

L’impatto ambientale pur in presenza dei volumi summenzionati, considerati gli accorgimento tecnici adottati di mascheramento e di rifinitura, é positivo : l’insieme si inserisce in maniera armonica nel contesto paesaggistico dell’intorno.

Lotto n° 5 “Interventi turistici specifici”

a) ristrutturazione ed uniformizzazione

Il proposito testuale del progetto é la ristrutturazione del patrimonio abitativo del centro storico del paese mantenendone il più possibile le caratteristiche peculiari e distintive.

Ma non solo quello.

La presenza, considerata evolutivamente, di nuove abitazioni con impronta diversa, moderna, negli stili più disparati, impegna in un tentativo di armonizzazione che é prima una operazione culturale di comprensione e solo dopo un vero e proprio intervento architettonico.

Per quanto concerne proprio il patrimonio abitativo si é realizzata una favorevole situazione che ha salvaguardato quest’ultimo preservandolo da trasformazioni o peggio dall’abbattimento.

Infatti, considerate le ristrette superfici delle vecchie case e le nuove esigenze abitative, quasi tutto il nuovo tessuto urbano (molte le nuove case degli emigrati che rimangono tuttavia vuote) si é sviluppato in periferia, lasciando così immodificato il centro storico abitato attualmente da vecchi o divenuto saltuaria dimora estiva dei proprietari che non abitano neanche più nel paese.

Invero é avvenuta qualche demolizione che ha creato alcuni spazi aperti a mò di squarcio e di ferita, ma nel complesso poco si é modificato. Le nuove costruzioni inserite nel vecchio tessuto urbanistico che simboleggiano il paradossale desiderio di lasciarsi indietro il passato edificando una nuova realtà molto diversa dalla precedente, non dovrebbe essere difficile armonizzarle “integrandole” (vedi uniformizzazione dell’esistente).

Il paese é costituito da una serie di “quartieri” che fanno capo a strade interne cieche e che presentano la possibilità nella ristrutturazione di rispettarne (ed eventualmente accentuarne) la suddivisione per giungere a ricreare riferimenti simpatici.

I quartieri sono disposti secondo uno schema ad albero il cui tronco é la piazza principale, felice osservatorio della valle, ed i rami sono le strade interne che li interconnettono .

Le case realizzate in quattro o cinque stili differenti, da quelle più antiche in scisto senza malta, a quelle intonacate in calce e dipinte a colori forti, sino a quelle del ricco proprietario latifondista con ornati di cemento di delicata fattura, sono in genere piccole e raccolte, con solai in legno e tetto in tegole. Hanno finestre e porte che richiamano le modeste dimensioni dei sardi di un secolo fa. Alcuni vicoli – cortili mostrano un intreccio di scalette, ingressi, sottopassaggi, casualmente prodottisi, che sono da considerarsi i progenitori di ciò che é stato costruito nei villaggi in riva al mare.

Fa bella mostra di sé, inoltre, sotto il paese, verso il fondo valle, una stazioncina delle F.C.S., già ristrutturata dall’Ente ferroviario, ancora in funzione, ed il cui tronco ferroviario potrebbe essere utilizzato per collegamenti esterni alla valle.

Partendo dallo schema di quartiere descritto gli intendimenti si indirizzano alla rivitalizzazione degli stessi quartieri con la creazione (ed é possibile) in ciascuno di essi di un punto di ritrovo, una “minipiazza” nella quale ubicare servizi, negozi, locali pubblici, esercizi artigianali e commerciali, ciascuna con riferimenti differenti dalle altre.

Intorno ad ogni minipiazza la ristrutturazione degli immobili genererebbe una triplice tipologia di unità abitative (40/60/80 mq) molto rifinite, indipendenti, arredate con molto buon gusto, adatte ad una clientela medio-alta.

In ogni quartiere la più vecchia casa, quella più carica di valore storico e culturale verrebbe adibita a fini sociali, oppure a servizi del piccolo quartiere; tutti i quartieri saranno sotto controllo computerizzato della unità centrale dei servizi ubicata nel centro informatico.

Vanno salvaguardate, ed é stato già detto, tutte le caratteristiche architettoniche, costruttive precedenti: non si vuole edificare un nuovo villaggio turistico, ma ci si propone di rinverdire un modus vivendi che restituirebbe ai suoi frequentatori equilibri, fisici e psichici, oramai desueti.

Al progetto di minima le indicazioni specifiche di ristrutturazione delle singole abitazioni ognuna delle quali, considerate le peculiarità, necessita di una progettazione individuale.

Per avere tuttavia un riferimento economico attendibile si é provveduto ad un lavoro di “preventivo tipo” con due possibilità :

  1. a) demolizione e rifacimento completo
  2. b) ristrutturazione.

I risultati ottenuti sono riportati nei computi metrici del segmento.

Devesi aggiungere, per quanto concerne l’uniformizzazione esistente, che trattandosi per lo più di progettazione d’arredo – nella quale é più importante la fantasia del progettista che la quantità di denaro da investire – si rimanda al progetto esecutivo per la specifica dell’intero lavoro.

Anche in questo per avere tuttavia un riferimento economico attendibile si é provveduto ad un lavoro di “preventivo tipo” con tre possibilità :

  1. a) intervento su tutta la casa (compresi gli infissi)
  2. b) intervento parziale (tinteggiatura ed infissi)
  3. c) intervento minimo.
  1. b) centro congressi

Un centro urbano ristrutturato, rivitalizzato insieme al territorio circostante, ripopolato dalla presenza costante d’un flusso turistico di 4/500 presenze giornaliere, ha la necessità di dotarsi di una struttura permanifestazioni congressuali,di spettacolo od altro.

Il piano integrato d’area ha previsto una sala congressi.

Utilizzando il dislivello tra il piano di calpestio della piazza principale del centro urbano e il piano di sedime della sottostante rete viaria, con la demolizione dell’attuale manufatto in cemento armato e del rilevato di riporto sull’area a monte del piazzale scuole elementari, con un taglio di parte della piazza e la prevista acquisizione dei fabbricati adiacenti (IACP e proprietà Curreli), si é trovato la localizzazione idonea.

E’ previsto un corpo unico incuneato nella piazza ed a livello inferiore, che degrada sia come piano di calpestio che di copertura, accompagnandosi al terreno naturale preesistente con qualche lieve ritocco dopo le demolizioni e rimozione del posticcio.

Si é pensato di ricavare un’ampia sala di accesso-disimpegno dotata di servizi e punto ristoro della superficie di circa 200 mq. da utilizzare anche a sé stante per piano bar durante giornate piovose od in attività similari. Vi si accede oltre che da due ampie scalinate laterali anche tramite due comodi ascensori.

Sull’atrio disimpegnato a piano terra da ingressi a livello, si aprono gli accessi della sala congressi, prevista degradante ad effetto anfiteatro rivolto ad un palcoscenico sopraelevato di 10 m. di larghezza per 7 m. di profondità.

Sono previste n° 568 comode poltroncine, inquartate in 4 blocchi divisi da corridoi centrali longitudinali e trasversali e racchiuse da corridoi laterali.

Nelle immediate adiacenze le uscite secondarie di sicurezza nonché i servizi igienici in numero adeguato.

Sul lato sinistro del palcoscenico con disimpegno interno ed esterno é stata creata una saletta stampa-conferenze di circa 80 mq.; sul lato destro sono previsti camerini per artisti, tromba scala accesso ai magazzini sotto il palcoscenico ed al piano superiore.

La copertura complessiva assomma a circa mq. 1.100 per una altezza variabile dai 5 m. della sala ai 3 m. dei servizi.

Il piano di copertura viene utilizzato, per la pari superficie del sottostante atrio, come naturale prosecuzione del piano di calpestio della piazza, e per il corrispondente spazio della sottostante sala congressi ad anfiteatro aperto di circa 500 posti a sedere rivolti a piazzola-palco a livello.

Le restanti coperture piane laterali vengono utilizzate come terrazze pensili sosta e passeggio. Il locale all’aperto utilizza i medesimi servizi dell’atrio del livello inferiore, raggiungibili sia attraverso le scalinate, che a mezzo degli ascensori laterali.

Il complesso, meglio dettagliato nell’esecutivo, risponde alla bisogna sia per dimensione che per qualità d’opera.

E’ previsto con struttura portante centrale in cemento armato, laterale e di contorno in struttura mista di pietrame locale e cemento armato. Verrà dotato di ogni accorgimento tecnico e di impianti compreso condizionamento nonché di specifici arredi onde renderlo il più confortevole possibile.

Stante la posizionatura, la forma, l’arredo urbano di contorno, si può ragionevolmente affermare che l’impatto ambientale non può esser che positivo vista l’attuale situazione notevolmente degradata.

c) sistema trasporti interno

Non é un vero e proprio progetto in quanto é voce finalizzata all’acquisizione di tre trenini gommati con sei carrozze ciascuno e 50 macchinine elettriche (tipo golf) da utilizzare nel centro abitato (nel quale verrà istituita un’isola pedonale).

Lotto n° 6 “Interventi di qualificazione dell’offerta turistica”

  1. a) campo da golf

L’obiettivo del progetto é quello di creare un campo da golf che per bellezza , condizioni e qualità strategica eguagli i migliori campo da golf dell’Europa e del resto del mondo.

L’area proposta é situata nel fondo valle del territorio del comune di Belvì, paese prescelto per un insediamento innovativo, e comprende una grossa fetta del pianoro, alcuni costoni ed un paio di piccole e gradevolissime valli che nel fondo valle si affacciano.

Dove é possibile il percorso verrà progettato in modo da preservare e valorizzare le caratteristiche naturali della zona, inclusa la tipica vegetazione, i viottoli, le stradine, le sorgive ed i panorami.

L’area della clubhouse é stata prescelta per la sua eccellente ubicazione, per la sua centralità rispetto al percorso. Il panorama per il golfista é mozzafiato, tant’é che sarà difficile per il giocatore concentrarsi sul gioco.

Il progetto del campo da golf dipende dalle caratteristiche del terreno e se il terreno si presta per proprie peculiarità, come in questo caso, al progettista vengono offerte irripetibili opportunità per le buche.

Questo percorso é derivato da una serie di percorsi preliminari precedentemente studiati per quest’area. Tutte le caratteristiche fisiche della stessa area sono state prese in considerazione, come pure la presenza, per uno sfruttamento razionale, di altre strutture che congiuntamente si svilupperanno.

Le caratteristiche tecnico-costruttive che si sono previste per il percorso di 18 buche (in realtà trattasi di due percorsi da 9 buche) sono :

  1. a) disboscamento con la rimozione di alberi, arbusti, radici lungo il percorso da golf per come previsto nel progetto;
  2. b) movimenti terra per creare le ondulazioni , i dislivelli previsti dal percorso;
  3. c) predisposizione del sistema di drenaggio pluviale;
  4. d) modellazione primaria del terreno a seguire le indicazioni progettuali del percorso;
  5. e) modellazione definitiva
  6. f) costruzione dei green
  7. g) costruzione delle piazzuole di partenza per le buche
  8. h) costruzione dell’impianto di irrigazione sotterraneo
  9. i) posizionamento dello strato di humus e sterilizzazione terreno
  10. l) selezione ed impianto del manto erboso
  11. m) costruzione stradine per le auto elettriche
  12. n) costruzione di ponticello e sottopassaggi.

Per un anno deve essere seguita la crescita del manto erboso con una manutenzione assidua ed esemplare.

La superficie interessata dal percorso del golf é di 55 ettari, 1 ettaro é occupato dagli insediamenti della clubhouse.

La costruzione di quest’ultima, che inizierà poco dopo il completamento del campo da golf, prevede :

  1. a) una bretella stradale d’accesso ed un parcheggio di 50 posti
  2. b) l’edificio principale della clubhouse, con piano interrato dove sono ubicati i locali di servizio, gli spogliatoi/docce, le sale saune/massaggi, l’ambulatorio medico, una sala per riunioni manifestazioni, e primo piano, dove sono ubicati ricezione, uffici, direzione, negozi, ristorante, bar, salotti. Una ampia terrazza panoramica completa il primo piano.

Un edificio a piano unico seminterrato, collegato alla clubhouse con un tunnel a luce, sarà destinato a casa custode e garage/officina riparazioni per le auto elettriche.

Le coperture degli edifici saranno realizzate in tegole sarde, sapientemente invecchiate.

Una serie di arredi floreali ed artistici (questi ultimi commissionati ai vari artisti ospiti della scuola d’arte) abbelliscono l’insieme.

Una piccola piscina annessa alla clubhouse completa l’insediamento.

I volumi proposto per gli edifici , architettonicamente ben distribuiti, sono ben inseriti nel paesaggio – che in effetti migliorano – risolvendo in termini positivi il problema dell’impatto ambientale (che ovviamente non si pone per il tracciato del golf).

b) Eliporto

Questa struttura sarà disposta in una località baricentrica rispetto agli insediamenti previsti ad una quota tale da permettere il servizio di collegamento anche con trenino. L’area prescelta è ubicata in una posizione dominante da cui, arrivando in elicottero o attendendo il suo arrivo si gode del panorama di tutta la vallata da Tonara a Belvì.

Una delle ragioni che hanno motivato la scelta di questa area è che questa, circa 2 ettari manca del tutto di alberatura, pur essendo inserita in un fitto bosco che però le fa da cornice. Anche questo intervento non comporterà quindi il sacrificio di neppure un albero di alto fusto.

L’elistazione è stata ricavata, sfruttando il naturale pendio del terreno, in seminterrato al di sotto della piattaforma ottagonale della pista. Sempre in seminterrato, ma con il pavimento alla stessa quota di quest’ultima, è stato previsto un Hangar di circa 400 mq con annessa officina attrezzata, deposito e reparto VVVFF..

La nuova struttura sarà utile anche come centrale operativa del servizio protezione civile antincendio.

E’ previsto il piazzale di sosta e di manovra delle vetture, dei pullmann e del trenino.

Le restanti zone saranno sistemate a verde con aiuole dotate di impianto di irrigazione automatico.

Il salone, dotato di uffici, servizi, infermeria di pronto soccorso e centrale operativa con relativi impianti ed arredi, è stato dimensionato per circa 40 posti a sedere. La superficie dei locali seminterrati, fra sala d’attesa e centrale operativa, sarà di circa 300 mq.

Lotto n° 7 “Intervento di proiezione comprensoriale”

  1. a) diga in località Polu

Vale anche in questa sede quanto affermato nelle parte “metodologia progettuale”. L’intervento in oggetto per la sua dimensione e complessità necessita di uno studio tutto particolare e che esula dall’attuale discorso.

  1. b) area di sviluppo agro-alimentare nel territorio di Atzara-Sorgono

Anche questo segmento progettuale si pone solo come pura e semplice indicazione (manca ogni elaborazione anche semplicemente cartografica) di indirizzo per ulteriori interventi che la Comunità montana può , e forse deve , pensare per estendere il discorso dello sviluppo “integrato” agli altri territori comunali.

Parte quarta : analisi economica

In questa parte, la quarta, vengono riepilogati in specifiche tavole sinottiche tutti i dati tecnici, finanziari ed economici utili (a partire dai dati di ogni singolo segmento) : si viene a costruire così tutta la gamma di tavole derivate che permettono, a colpo d’occhio, la lettura dell’intervento globale.

La tavole sono :

  1. a) articolazione dell’intervento globale in lotti e segmenti
  2. b) costi d’investimento e fonti finanziarie
  3. c) trasferimenti
  4. d) cash-flow
  5. e) adempimenti normativi
  6. f) calendario lavori
  7. g) costi e rientri d’esercizio
  8. h) effetti occupazionali
  9. i) piano finanziario generale

Sono state aggiunte 3 tavole che riepilogano

  1. a) i possibili affidamenti gestionali
  2. b) gli addetti distribuiti secondo le possibili società di gestione
  3. c) gli addetti possibili in altre attività (impresa artigiana e piccola impresa).

Se le tavole sono certamente chiare, ma spesso solo ad uso e consumo di chi le ha preparate, sembra purtuttavvia indicato un commento di analisi economica dell’intero intervento.

Per entrare nella giusta ottica di comprensione della validità finanziaria prima, ed economica poi, dell’intervento occorre tenere presenti alcune considerazione :

  1. a) la prima é che, come vuole la filosofia del progetto, ogni struttura realizzata pur interdipente e connessa alle altre ha una sua autonomia gestionale, finanziaria ed economica (salvo le opere del lotto n° 1 – gli interventi sull’ambiente – che sono da considerarsi produttivi in termini di recupero e valorizzazione ambientale – l’ambiente però comincia ad essere anche una risorsa finanziaria oltre che economica -).

Ciò potenzia ed esalta la capacità produttiva singola, la quale anche nei momenti di difficoltà é capace di far fronte alla situazione.

  1. b) la seconda é che la presenza, all’interno dello stesso intervento, di un’offerta a facile collocazione (ricettività alberghiera, golf, centro salute, galoppatoio, aree attrezzate) con altre che vanno in taluni periodi sostenute, e ciò favorisce la possibilità di “equilibrare il sistema” – che va pertanto considerato un’unica entità pur nelle necessarie differenziazioni -.

Quanto sopra affermato non significa che gli utili di gestione di una struttura si debbano riversare su un’altra, ma semplicemente che é possibile “sostenere temporaneamente” un’offerta debole canalizzandovi la parte di domanda eccedente in un settore che traina.

  1. c) la terza é il fatto che l’interconnessione delle strutture da un lato permette un flusso finanziario interno e dall’altro favorisce notevoli risparmi di gestione poiché ottimizza l’organizzazione del lavoro globale (si riducono per esempio i costi di manutenzione affidati ad un “service” e ciò evita l’assunzione di dipendenti).

Una serie di società di gestione, ognuna specializzata in un settore, “reciprocamente e stabilmente convenzionate”, rappresentano la migliore garanzia di reddito e di occupazione duraturi (il poter operare conoscendo il proprio budget di ricavi è la condizione di privilegio che ogni azienda ricerca).

A queste considerazioni poi vanno aggiunti alcuni riferimenti fondamentali che sono :

  1. a) la precisa definizione del target di utenza al quale il prodotto si rivolge
  2. b) l’impostazione finanziaria relativa al costo dei prodotti offerti
  3. c) i tempi di utilizzo dell’intera struttura.

Questi riferimenti configurano scenari del tutto differenti e che orientano verso strade anche diametralmente opposte.

Si é ritenuto utile fornire un esempio concreto di scenario e la scelta non poteva non cadere sull’albergo orizzontale nel paese (le case ristrutturate) da considerare – assieme al campo da golf, al galoppatoio, al centro salute ed alle aree attrezzate – le strutture portanti.

L’attività di ricettivo (albergo orizzontale)

Calcolati in modo preciso i costi di gestione (con una variazione in scarto di 500 milioni aggiuntivi in funzione di una maggiore puntualità di servizio) prendendo in considerazione 450 posti letto, si può costruire uno scenario nel quale giocano un ruolo predominante il numero di presenze annue ed/od il costo per presenza.

Lo schema che ne deriva é il seguente:

Costi di gestione (in milioni di lire)

  1. A) Personale (addetti) n° 40 2.400
  2. B) Manutenzioni

   1) opere murarie L.   240

   2) opere idrauliche L.   240

   3) opere condizionamento L.   240

   4) opere elettriche L.   240

   5) opere legno e ferro L.   180

  1. C) Spese generali

   1) pulizia L.   340

   2) ENEL – SIP L.   500

   3) acqua/depurazione L.     50

   4) centro informatico L.   200

   5) vigilanza L.   250

   6) assicurazioni L.   200

   7) Museo L.   300

  1. D) Spese amministrazione e fitti vari 1.400
  2. E) Promozionali 600
  3. F) Manutenzioni annue (straordinarie) 1.500
  4. G) Consumi vari 270

Totali L. 9.150

Ipotesi A

Costo unitario presenza   L. 120.000

X 100 gg (in milioni di L.) L.   5.400

X 150 gg L.   8.100

X 200 gg L. 10.800

X 250 gg L. 16.200

Ipotesi B

Costo unitario presenza L. 160.000

X 100 gg (in milioni di L.) L.   7.200

X 150 gg L. 10.800

X 200 gg L. 14.400

X 250 gg L. 18.000

Ipotesi C

Costo unitario presenza L. 200.000

X 100 gg (in milioni di L.) L.   9.000

X 150 gg L. 13.500

X 200 gg L. 18.000

X 250 gg L. 22.500

Ipotesi D

Costo unitario presenza L. 240.000

X 100 gg (in milioni di L.) L. 10.800

X 150 gg L. 16.200

X 200 gg L. 21.600

X 250 gg L. 27.000

Le differenze uscite/entrate sono riepilogabili in :

Ipotesi A1 8.650/5400           netto   – 3.150

               A2 9.150/8.100    ”  – 1.050

               A3 9.650/10.800    ”    + 1.150

     A4 10.500/16.200    ”       + 4.700

Ipotesi B1 8.650/7.200         netto   – 1.450

               B2 9.150/10.800           ”      + 1.650

               B3 9.650/14.400    ”      + 4.750

     B4 10.500/18.000           ”         + 7.500

Ipotesi C1 8.650/9.000 netto   +     350

               C2 9.150/13.500    ”      +   4.350

               C3 9.650/18.000    ”      +   8.350

     C4              10.500/22.500    ”         + 12.000

Ipotesi D1 8.650/10.800 netto     + 2.150

               D2 9.150/16.200           ”      + 7.050

               D3 9.650/21.600           ”         + 11.950

     D4 10.500/27.000    ”    + 16.500

Gli scenari dimostrano come le strade siano tre :

  1. a) quella del passivo, da non percorrere;
  2. b) quella dell’attivo con un alto numero di presenze ed a costi bassi;
  3. c) quella dell’attivo con meno presenze ed a costi più alti.

“In media stat virtus” dicevano i latini.

Si può pensare ragionevolmente di utilizzare i costi medi (160/200) con una occupazione media (150 gg) e giungere ad un risultato finanziario accettabile, in grado di “restituire il capitale pubblico” e di “remunerare” quello privato

Le scelte relative al target di utenza (medio-alto a questo punto) in considerazione dei costi (160/200.000) ed al flusso che si vuole e si deve attivare (150/200 a piena capienza) si impongono come naturale opzione.

Senza distorsive argomentazioni é facile decidere.

Non dissimili gli scenari per tutte le altre strutture.

Presentate nelle schede di fattibilità di ogni singolo intervento indirizzano a scelte operative ben precise che nulla lasciano al caso ed all’improvvisazione

Sin qui il discorso finanziario (investimenti contro ritorni).

Per quello economico, che potrebbe spingere ad affermare l’indiscutibilità dei finanziamenti solo in funzione “della presenza dello Stato in una zona depauperata di risorse” od in funzione “della creazione di posti di lavoro comunque”, ci sembra di dire che l’aspetto economico (occupazione duratura, risorse impegnate in una zona dimenticata, ecc.), in questo caso é sostenibile perché esiste la generale rispondenza finanziaria.

L’accoppiata vincente per lo sviluppo é il raggiungimento congiunto dei due obiettivi :

1) la remunerazione del capitale (pubblico o privato)

2) la creazione di occupazione e reddito stabile.

Se poi la remunerazione del denaro pubblico non raggiunge lo stesso indice percentuale che viene richiesto dall’investitore privato (tra il 20 ed il 30%) e comunque si mantiene vicino ai valori del costo-opportunità del denaro stesso (intorno al 10%) allora l’investimento é valido poiché si valutano le opportunità economiche come punti di percentuale aggiuntiva alla remunerazione del capitale : é evidente che questo scarto di punti non può essere grande, se così succede é allora che si fanno pomposi e vuoti discorsi per convincere ad investire anche senza sufficienti motivi.

Parte quinta : gli assetti societari e la gestione

I punti più spinosi tra gli innumerevoli che si sono dovuti affrontare nella preparazione di questo progetto integrato sono due e debbono essere, pur brevemente, menzionati perché costituiscono la “spina dorsale” della realizzazione e della sopravvivenza dell’intero intervento.

Riguardano entrambi aspetti istituzionali: il primo é relativo agli assetti societari iniziali, il secondo riguarda la gestione e le società che l’attueranno (che inizieranno la loro attività via via che entreranno in funzione le singole strutture).

Gli assetti societari

Si impone un approfondimento specifico, oltre lo studio di fattibilità, per la definizione degli assetti societari e delle aggregazioni possibili, nonché dei ruoli rispettivi dei vari partecipanti all’iniziativa.

Nell’ambito di questo discorso devono essere tenute necessariamente in conto alcune esigenze prioritarie e cioé quelle :

  1. a) di assicurare una guida coerente ed unitaria all’intero intervento, indispensabile in funzione della tipologia dell’intervento stesso , cioé “integrata”;
  2. b) di armonizzare le finalità di interesse pubblico – Comune di Belvì, Comunità montana n° 12, Provincia di Nuoro, Regione Sarda, Stato, Comunità economica europea – con la giusta salvaguardia degli interessi economici dei privati;
  3. c) di disporre delle più alte professionalità nella promozione, nella gestione (aspetto fondamentale del discorso) e nella commercializzazione del “Prodotto Belvì”.

Va aggiunto che tra le molte ipotesi percorribili sarà dato spazio a quelle che privilegeranno una facilitazione di collocazione sul mercato del prodotto Belvì, mentre saranno disattese quelle di mera aggregazione finanziaria o d’altro genere.

Da ultimo sembra corretto sottolinere come il criterio principe adottato nell’intera ideazione ed attuazione del progetto sia la trasparenza assoluta: questo criterio sarà applicato al massimo grado anche e soprattutto in questa tematica.

Come ipotesi di discorso può essere preso in esame lo schema dell pagina seguente nel quale sono già ben individuate alcune componenti sociali (il Comune di Belvì, la Società dei proprietari degli immobili, la società promotrice dell’intervento – la Fiatur-, gli imprenditori privati, alcuni istituti di credito, ecc.), e che configura una holding a capitale misto pubblico privato, che prevede un consiglio di amministrazione con alla testa il capitale privato, ma che ha nella società dei proprietari (che sono capitale privato, ma sono anche espressione viva del comune di Belvì) la quota di equilibrio e di sbarramento nei confronti di decisioni del privato che vadano contro gli interessi del paese e del progetto.

La gestione

Anche per la gestione vale lo stesso discorso degli assetti societari.

E’ necessario uno studio di approfondimento ed un diretto confronto con le amministrazioni, le forze sociali ed i giovani dell’intera comunità.

In linea di massima si può ipotizzare una attiva e fattiva partecipazione degli abitanti della zona ed un loro coinvolgimento gestionale: questo crediamo sia un corretto approccio metodologico ed é rispondente alla filosofia d’intervento adottata.

Ecco perché si é pensato ad un iter formativo (specificatamente rivolto alla formazione manageriale ed alla qualificazione dell’ operatore locale, come pure all’introduzione di know-how turistico – industriale) con la finalità di preparare gli operatori necessari.

E’ noto peraltro che i gruppi giovanili associati in cooperativa od in società di capitali possono usufruire delle incentivazioni di legge oggi previste – Legge regionale n° 28 o Legge nazionale n° 44 – e ciò lascia intravvedere una ragionata soluzione.

Ovviamente ai belviesi é necessario affiancare operatori turistici ed economici di provata esperienza che, almeno nella fase di promozione ed avvio del progetto, sappiano guidarlo verso sicuri approdi. In questa ottica, la holding di cui sopra, costituirà, quali sue associate, un gruppo di società (vedi schemi riepilogativi finali) alle quali affiderà la gestione di specifici settori, occcupandosi in prima persona solo del controllo e della verifica della bontà della gestione stessa.

Conclusioni

A conclusione della presentazione di questo studio di fattibilità si può affermare che quando si fa ricorso ad una corretta impostazione metodologica e si cercano le giuste relazioni – ovviamente in presenza di prodotto base di buona qualità (il territorio ed il paese di Belvì, nonché i suoi abitanti e la sua cultura) – non é ipotizzabile, se non richiamando alla mente perverse elucubrazioni, un clamoroso insuccesso.

L’intero progetto di fattibilità può essere modificato e migliorato, ma é difficile pensare ad uno stravolgimento dell’originaria idea e dell’ approccio metodologico.

Le più significative proposizioni che sintetizzano l’intero discorso progettuale e che si vogliono citare sono:

  1. a) che il prodotto Belvì – non ancora nato – ha già trovato una possibile collocazione, anche se in via di accordo preliminare, sul mercato turistico;

L’impostazione generale del discorso (salvaguardia ambientale, rinnovamento culturale, stimolo delle antiche arti e tradizioni, infrastrutturazione di alto livello, ricettività qualificata, target di clientela elevato ecc.) ha creato forti presupposti per l’utilizzo dell’intero complesso da parte di operatori turistici di alto livello e di consolidata tradizione;

  1. b) che i costi d’investimento per l’Ente pubblico sono accettabili stante la necessità di rivitalizzare queste zone interne dell’isola altrimenti destinate allo spopolamento ed alla morte civile, sociale oltre che economica.

All’Ente pubblico si chiede di finanziare le opere di recupero e di salvaguardia ambientale, quelle infrastrutturali e di partecipare agli altri investimenti in misura ridotta per incentivare l’investimento privato;

  1. c) che i bilanci di previsione delle gestioni delle varie strutture realizzate sono in pareggio per quanto riguarda le infrastrutture di salvaguardia ambientale e in attivo per ogni altra struttura produttiva: la stretta integrazione dell’intero sistema e l’appoggio ed il supporto di tours operators che sono in grado di far affluire una clientela di medio-alto livello generano surplus di bilanci altrimenti impensabili;
  1. d) che potrà essere facilmente restituito il debito contratto dai privati per l’utilizzo di risorse derivate dal mercato finanziario.
  1. e) che si creeranno 400 nuovi posti di lavoro stabile di cui 234 connessi direttamente alle società di gestione e 166 relativi al rinvigorito fiorire di piccole imprese artigiane e di servizi (vedi tabelle riassuntive);
  2. f) che si innalzerà il reddito procapite degli abitanti della vallata, comprendente i paesi di Belvì, Aritzo, Tonara e Desulo per complessivi 14.000 abitanti, del 50 % circa;
  1. g) che si potrà dimostrare valido il modello di sviluppo integrato proposto avendo rispettato la prima e più importante condizione di indirizzo progettuale: far partecipare, coinvolgere, cointeressare gli abitanti dell’intera zona.

Poichè se lo Stato o l’Amministrazione pubblica in genere possono stimolare, possono incentivare un processo di sviluppo, é la gente coinvolta in questo processo che in ultima analisi deve, questo sviluppo, saperselo costruire.

Appendice

Alla data odierna la situazione relativa allo stato dell’arte del progetto con i consensi e le disponibilità ottenute é la seguente :

1) con l’approvazione da parte del Ministero per l’Intervento straordinario dell’accordo di programma per la Sardegna centrale una quota di risorse (per l’anno 92) é stata assegnata per la realizzazione di una parte di intervento (quello infrastrutturale) – vedi intesa ed accordo allegati -;

2) la Provincia di Nuoro ebbe copia del progetto sin dal 1992;

3) la Giunta regionale conosce il progetto; presso l’Assessorato al Turismo sono giacenti tre copie del progetto presentato in data 8.5.92:

4) la comunità montana N° 12, che ha approvato il progetto di fattibilità;

5) il comune di Belvì ha approvato il progetto di fattibilità e la partecipazione alla holding: non aspetta che di veder decollare il progetto;

6) é operante la società dei proprietari che raccoglie l’intero patrimonio immobiliare privato (ha attualmente 82 soci circa) : é statutaria la disponibilità a cedere “in uso” i propri terreni o case alla società madre;

7) gli istituti di credito isolani (B.Sardegna e B.Pop.SS) sono stati interessati all’operazione e sono in attesa di “sviluppi”; anche il CIS segue attivamente al progetto e si é canditato come intermediario finanziario “totale”;

8) i sindacati regionali hanno dato un loro parere positivo all’iniziativa ed hanno proposto un protocollo d’intesa da sottoscrivere all’atto della firma dell’accordo di programma;

9) esistono gruppi di imprenditori privati locali disposti a “comprare” azioni del progetto a condizione di un loro coinvolgimento, come esistono gruppi finanziari del nord interessati ad investimenti immobiliari di lungo termine;

10) esistono numerosi piccoli finanziatori (anche belviesi) che sarebbero disposti a convogliare nell’iniziativa i loro risparmi.

11) il Consorzio Costa Smeralda (oggi ITT) é sempre aperto al discorso di una collaborazione per la gestione delle strutture ricettive. Il rinnovato interesse é legato alle nuove aperture – gli accordi di programma che andrà a sottoscrivere con i comuni di Olbia ed Arzachena – che il gruppo ha verificato possibili a breve tempo e che permetteranno nuovi e cospicui investimenti.

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