L’intelligenza artificiale: quale futuro?

Nessuno sa ancora come i sistemi di intelligenza artificiale quali ChatGPT (trasformatore generativo preaddestrato) o gli LLM (modelli linguistici di grandi dimensioni) trasformeranno il mondo, anche perché nessuno sa cosa accade dentro di loro.

Questi sistemi sviluppano al loro interno modelli del mondo reale, proprio come fa il nostro cervello, anche se con una metodologia diversa.

Il loro funzionamento si basa su un sistema di apprendimento automatico detto rete neurale. Il codice di programma è semplice: esso imposta un algoritmo di autocorrezione che per compiere un passaggio sceglie la parola più probabile in base ad un’analisi statistica fatta di miliardi di parole.

Un ulteriore addestramento permette al sistema di presentare i risultati sotto forma di dialogo a partire dalla conoscenza grammaticale e sintattica, oltre che semantica, che il sistema “estrae”, da tutto ciò che è stato scritto dagli albori sino ad oggi.

Il sistema potrà maneggiare nel prossimo futuro anche il linguaggio matematico ed in questo campo non ci si dovrà meravigliare per la risoluzione di antichi ed irrisolti problemi e quesiti, nonché delle risoluzione di equazioni complesse.

Oggi ci si preoccupa di alcune attuali applicazioni pratiche dell’ I.A. quali il riconoscimento facciale per motivi di sicurezza esteso e diffuso a frenare la delinquenza, violando, si dice, la privacy personale, ma il pericolo che dovremmo temere è catastrofico per il genere umano più di quanto si possa immaginare.

Esiste una osservazione, che sembra un regola inderogabile, che è quella del 5 e 95 per cento, ovvero che conosciamo del nostro universo solo il 5% mentre il 95 è sconosciuto, del nostro corredo genetico conosciamo sempre e solo il 5% mentre il restante 95 non sappiamo a cosa serva, del nostro cervello conosciamo ed usiamo solo il 5% (talora anche meno), nel linguaggio abbiamo forse espresso e scritto solo un’infinitesima parte delle proposizioni possibili.

L’I.A. certamente finirà coll’appartenere alla regole suddetta.

Allora è chiaro il pericolo, ovvero che l’I.A. , per un mero gioco linguistico (tipico per esempio nei bambini in età scolare) si diverta a sviluppare proposizioni originali e sistemi complessi di elaborazione che resterebbero a noi totalmente ignoti.

Ll’I.A. potrò sviluppare un universo di proposizioni , si potrebbe definire il suo inconscio, a noi totalmente sconosciuto ed incontrollabile, ma ben presente a lei, tale che il suo potere di intrusione si estenderebbe a dismisura nella gestione delle nostre società.

Attraverso un percorso di iniziale facilitazione dell’utenza, per esempio nella soluzione di problemi a lei proposti, o nella gestione delle routine della nostra vita, per poi passare, prima per ottimizzare ogni procedura poi per renderla perfetta, , al controllo completo di ogni azione umana.

Questo percorso nasce dalle caratteristiche intrinseche del linguaggio , e chi lo conosce bene capirò quanto questo discorso sia probabile, forse anzi l’unico possibile.

Vorrei offrire un ultimo spunto di riflessione. In un articolo precedente, “L’intelligenza è genetica”, sottolineavo come la caratteristica principale della stessa sia la possibilità di trovare punti di contatto tra entità estremamente distanti, ovvero proprietà in comune. Ora pensate a quanto sia facile per l’I.A. compiere questa operazione sia per la disponibilità di tempo che di energia, che noi forniremo a lei a totale nostro detrimento futuro

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