L’intelligenza è genetica

La definizione dell’intelligenza è questione quanto mai controversa e ciò dovuto al fatto che non si capisce bene cosa sia e come funzioni.Se pensiamo ad un atto intelligente è facile comprendere come lo si ritenga tale in quanto rispondente, nella modalità di svolgimento come nel risultato, a criteri condivisi ed ad attese preventivate. Ma l’intelligenza è la soluzione mediana, la risposta più attesa, la celebrazione della mediocrità efficiente? O piuttosto è l’esatto opposto, ovvero la soluzione più ingegnosa ed astrusa, quella che non ti aspetteresti mai, originale, innovativa, mai pensata prima? Chiunque risponderebbe che si tratta del secondo caso, ma allora occorre analizzare il problema da un’angolazione singolare, come è appunto l’intelligenza stessa: quella genetica.

Sappiamo che la funzione genica provvede, nel suo ciclo continuo, a tutte le esigenze di ogni cellula, dal mantenerla in buone condizioni di vitalità al consentirle un’attività produttiva utile all’intero organismo al quale la cellula appartiene, come e non meno importante a farla partecipe degli aspetti gestionali generali. Nelle cellule cerebrali,e forse anche in quelle cutanee, la funzione gestionale e decisionale è certamente preminente. Queste funzioni si esplicano attraverso due vie fondamentali, la prima quella produttiva semplice e lineare per nella sua complessità, ed una seconda costituita da una serie incredibile di meccanismi di controllo, dei quali sappiamo ancora molto poco, e che rappresentano circa il novanta per cento del lavoro genico. Quanto sopra vuol significare che esiste un meccanismo di funzionamento genico composto da operazioni di produzione e i connessi meccanismi di controllo finalizzati alla verifica della bontà ed efficienza del prodotto stesso. Produzione e controllo finalizzato: non si tratta sicuramente di intelligenza.

Ma allora?

Per spiegare la modalità di funzionamento dell’intelligenza voglio far riferimento al modello di una grande industria, quelle per esempio automobilistica.

Ideato il prodotto, il nuovo modello (questa è una fase intelligente), il ciclo produttivo si svolge esattamente come nelle cellule: ad ogni fase produttiva ne segue una o più di controllo, finalizzate a quella specifica fase, sino ad arrivare al prodotto finito ed al collaudo. All’interno dell’intero ciclo non sona ammesse variazioni, pena un futuro difetto od un problema di funzionamento. Tutti coloro che lavorano nell’industria hanno un compito ben preciso, delle mansioni (produttive, amministrative, decisionali) che nascono dalla propria preparazione professionale e dal ruolo che a ciascuno viene assegnato. Tutto è preordinato, nulla è lasciato alla fantasia od alla creatività e tantomeno al caso. Vero è che una società seria ha nel suo interno team che lavorano alla ricerca di soluzioni innovative, ma anche questa attività non è pienamente libera essendo vincolata alla strategia aziendale complessiva.

Pensiamo d’introdurre invece, nell’organico della fabbrica, una nuova figura professionale, oggi inesistente: l’osservatore. Non lavora in un settore, non ha mansioni specifiche, diciamo che bighellona all’interno dello stabilimento, negli uffici amministrativi, partecipa al consiglio d’amministrazione, con il solo compito di analizzare da un punto di vista differente e non orientato, tutto ciò che si fa intorno e per l’auto. Pensiamo pure che vada in giro per strada per capire chi sono gli utenti di quel prodotto, come lo usano, come se ne servono, per arrivare a vederlo demolito quando le sue condizioni non ne permettessero un uso sicuro. Un battitore libero, ovvero una funzione di controllo non finalizzata, libera da condizionamenti, senza obblighi di rendiconto, senza limiti di tempo e di spazio: l’unica condizione, senza dubbio privilegiata, per sviluppare, in una valutazione d’insieme, idee originali ed innovative.Una grande fabbrica potrebbe avere numerosi osservatori che periodicamente s’incontrano e si confrontano con l’unico scopo di produrre innovazione.

Se ci riferiamo alle cellule cerebrali, il ruolo dell’osservatore à svolto da specifici geni che non hanno un compito definito, si esprimono in peculiari siti proteici, ubicati sulla membrana neuronale (sono poche unità per neurone e si possono immaginare come fari su aspri speroni di roccia), che sono interconnessi da un treno di elettroni, o forse di fotoni,che operano in modo discontinuo e poco esteso ( ciò significa. che l’interconnessione si realizza infrequentemente e tra pochi elementi). Quando però il collegamento diviene ampio mettendo in contatto un numero elevato di siti e permane per un temo abbastanza lungo, allora “i fari illuminano” la mente e viene messa a fuoco una nuova idea, una prospettiva mai intravista, un accoppiamento inusuale, si riescono a trovare proprietà comuni ai contesti assolutamente lontani.

Per sintetizzare: l’intelligenza non è abilità, né capacità, né competenza, non ha a che fare con l’apprendimento, con ‘istruzione, con la conoscenza, e neppure con la cultura, essa è

una modalità di funzionamento cerebrale scevra da vincoli, non asservita a specifici compiti, né condizionata dalla conoscenze che la nostra civiltà ha sviluppato. L’intelligenza è una funzione libera, è forse l’espressione più appariscente della libertà, e chi la pratica non ha timore di mettere sullo stesso piatto una patata ed un libro alla ricerca delle proprietà in comune, non rifugge l’inusuale, è attratto da tutto ciò che appare diverso, presenta note di originalità, si muove ai confini della nostra quotidianità. E tanto più è pazza l’idea, la proposta, tanto più, come affermava il premio Nobel Bohr, siamo vicini alla verità.

Un pensiero su “L’intelligenza è genetica

  1. un batterio puo monitorare il suo ambiente e istigare processi di sviluppo adeguate alle circostanze del momento, ma e cio intelligenza? Tale semplice comportamento adattativo potrebbe essere l’intelligenza dei batteri, ma chiaramente non e l’intelligenza degli animali

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