La luce nel cervello

Un’idea luminosa viene disegnata dai vignettisti con una lampadina sulla testa

Un individuo intelligente ha una mente brillante.

I buddisti chiamano i loro maestri “illuminati”  

Nelle malattie demenziali si dice che “si spegne la mente”

Basterebbero queste banali affermazioni per supporre che il cervello funzioni con la luce, anche se poche evidenze scientifiche esistano su tale argomento.

Ma riflettiamo bene (guarda caso anche questa affermazione fa riferimento alla luce) su alcuni capisaldi della funzione cerebrale.

Se il meccanismo di funzionamento del cervello è quello fotonico con il rilascio da parte di alcune cellule specializzate proprio di fotoni con il compito di collegare simultaneamente milioni di punti, che possono essere anche solo dei quark situati sulla superficie delle cellule, tale istantaneo contatto genera, come per la tv, un’immagine che altro non e che l’elaborazione di un dato, un pensiero, un’emozione, un calcolo, un ricordo.

E se ci riferiamo ai ricordi allora si può pensare a un meccanismo che generando con una particolare angolatura il fotone si ricostruisce un intero sistema di immagine, molteplici esperienze, la sequenza talora del film di una vita. Ora al variare dell’angolo di partenza si può vedere un altro film, magari appartenuto a chi ci ha preceduto, un viaggio nelle nostra storia od in quella dell’umanità.

 

Chi è il più intelligente^

 

E’ convinzione comune che il soggetto più intelligente presente sul nostro pianeta sia l’uomo, dotato di un grande cervello, all’apice della scala naturale, per capacità di apprendere, risolvere problemi, penetrare la profonda conoscenza dell’universo, costruire teorie ed affrontare l’ignoto nel tentativo di disvelarlo.

E gli altri esseri viventi presenti sulla terra?

Gli animali sono molto simili a noi, negli stili di vita e nei comportamenti, come pure nelle finalità della loro esistenza. Se pensiamo agli animali domestici, per esempio i cani che vivono in famiglia, sta accadendo che abbiano imparato ad assumere tipici tratti umani, sono depressi, allegri, sorridono, sono gelosi ecc., , si potrebbe dire che le differenze sono minime,e che la supremazia umana è abbastanza evidente.

Ma pensiamo alle piante, da sempre poco considerate, anche se sappiamo essere fondamentali per la nostra stessa esistenza, soprattutto perché sanno gestire le dinamiche del pianeta in termini di produzione di ossigeni, assorbimento della CO2, gestione del clima, e varie altre funzioni meno note. Ma bastano le prime tre per porci la domanda di come fanno a sapere come si trattano, si affrontano e si risolvono tali problematiche, L’uomo ha molte difficoltà in merito! Ma facciamo alcuni esempi risoluzione di piccoli problemi, direi personali, delle piante.

Una varietà di pino nord americano qualche anno fa era stato aggredito da una cimice, che proveniva dal centro america, e ne distruggeva le foglie portando la pianta alla morte. Dopo qualche tempo gli studiosi del fenomeno notarono un netto miglioramento della situazione: le cimici non si riproducevano più ed abbandonavano gli alberi. Incuriositi andarono a studiare approfonditamente il fenomeno e scoprirono che la pianta aveva cominciato a produrre una sostanza che trasformava il ciclo riproduttivo della cimice, che da cinque fasi diventava di otto, rendendole praticamente sterili.

Un altro esempio è quello della patata. Secondo un recente studio condotto dall’Università di Birmingham le patate, come pure tante altre piante, sarebbero dotate di una serie di cellule che agirebbero come una sorta di “centro di comando”. Sembra che queste cellule servano alla patata per prendere decisioni importanti in termini di ciclo di vita della della stessa, come quando innescare la germinazione o quando invece i semi devono “dormire”. Le cellule della patata valutano le condizioni ambientali intorno a loro e decidono quando è meglio iniziare il processo di nascita e crescita.

L’osservazione ha permesso di comprendere il processo di germinazione e che, soprattutto, che esiste veramente un centro di controllo in cui le cellule “parlano” tra di loro.

Ciò che poi ha stupito i ricercatori è che non esiste un unico tipo di cellula, ma due che dialogano. Questo a riprova del fatto che le cellule possono avere un’idea diversa delle condizioni ambientali esterne e la germinazione comincia solo quando vi è una sorta di “consenso generale”. Tutto questo porta a dimostrare che le piante, ovviamente, non hanno un cervello vero e proprio, ma il centro di comando cellulare che le determina, si comporta proprio come un cervello normale.

Ora la domanda che dobbiamo porci è la seguente: come faceva il pino a conoscere il ciclo riproduttivo della cimice e dove aveva preso le informazioni scientifiche indispensabili per produrre la sostanza capace di modificarlo? Era collegato alle migliori biblioteche del mondo ed in contatto con il più avanzati laboratori di ricerca?

E la patata che stabilisce, discutendo, quali siano le condizioni ambientali più favorevoli e quando cominciare la germinazione, certamente senza sbagliare nella valutazione e nel momento di cominciare.

L’idea che personalmente mi sono fatto, per dirla in breve, è che le piante sappiano già tutto, tutta la conoscenza è nel loro patrimonio genetico, molte volte più ampio di quello umano, e che sappiano, a differenza di noi umani, probabilmente anche noi dotati di infinite conoscenze innate, sappiano farle emerge con facilità a livello operativo per migliorare la loro qualità di vita.

A noi questo meccanismo è in gran parte precluso e da qui nascono i tanti disastri che stiamo combinando.